Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Santo Stefano al supermercato I sindacati: «Boicottate la spesa»
Esercizi aperti meno l’Aliper. Zoccarato (La Fattoria): chiudere pure il web
Eccezion fatta per «Aliper», tutta la grande distribuzione terrà aperta le saracinesche per il giorno di Santo Stefano. Come ogni anno, torna d’attualità la diatriba sulle aperture nei giorni di festa.
Per quanto riguarda Santo Stefano, i sindacalisti polesani Michela Bacchiega (Uiltucs), Franca Beggiao (Filcams Cgil) e Diego Marcomini (Fisascat-Cisl) ricordano che «lavorare a Santo Stefano, ed in generale nei festivi, è una libera scelta prevista dal contratto nazionale di lavoro e non un obbligo. C’è tutto il diritto di non andare e di rifiutarsi, anche se purtroppo sappiamo che questo può avere conseguenze nei rapporti col datore di lavoro».
L’apertura del 26 dicembre, rincarano la dose i sindacati, «è frutto anche di quella ricerca spasmodica di profitto in una provincia che tra poco avrà più supermercati e centri commerciali che alberi nei prati. Invitiamo i consumatori a non recarsi nei centri commerciali a Santo Stefano».
Sulla questione del lavoro a Santo Stefano interviene anche Claudio Zoccarato, presidente del centro commerciale «La Fattoria» di Rovigo. «La questione delle domeniche e dei festivi lavorativi è vecchissima, ancora del secolo scorso — chiosa Zoccarato — Quest’anno la vicinanza con le elezioni politiche nazionali l’ha evidentemente rinvigorita, visto che qualche forza la sta agitando per scopi elettorali. La richiesta di saracinesche chiuse è comprensibile, ma serve più coerenza. Chi la porta avanti si impegni anche per la chiusura dell’e-commerce».
In questa vigilia di Natale la battaglia è ancora più effervescente. L’altro ieri i lavoratori del settore hanno scioperato per l’intera giornata a livello nazionale per l’annosa questione del rinnovo del contratto nazionale di lavoro. In Polesine l’adesione — secondo i sindacati — si è attestata al 50%, in media con quella veneta. Così circa 500 dei mille dipendenti del settore in Polesine tra cassieri, commessi e magazzinieri hanno incrociato le braccia. L’accusa a Federdistribuzione è stata quella di aver disatteso il contratto nazionale e di non volerlo modificare rendendolo uguale a quello di Confcommercio, mentre i dipendenti della distribuzione cooperativa lo aspettano da quattro anni.
E proprio Federdistribuzione ha fornito dati molto pesanti, ed in totale contrasto con quelli del sindacato, sulla partecipazione allo sciopero dell’altro ieri. Solo il 4,3 per cento, minore di quella del maggio 2016 che — sempre per Federdistribuzione — aveva registrato un 6,5%.