Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Santo Stefano al supermerca­to I sindacati: «Boicottate la spesa»

Esercizi aperti meno l’Aliper. Zoccarato (La Fattoria): chiudere pure il web

- Antonio Andreotti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Eccezion fatta per «Aliper», tutta la grande distribuzi­one terrà aperta le saracinesc­he per il giorno di Santo Stefano. Come ogni anno, torna d’attualità la diatriba sulle aperture nei giorni di festa.

Per quanto riguarda Santo Stefano, i sindacalis­ti polesani Michela Bacchiega (Uiltucs), Franca Beggiao (Filcams Cgil) e Diego Marcomini (Fisascat-Cisl) ricordano che «lavorare a Santo Stefano, ed in generale nei festivi, è una libera scelta prevista dal contratto nazionale di lavoro e non un obbligo. C’è tutto il diritto di non andare e di rifiutarsi, anche se purtroppo sappiamo che questo può avere conseguenz­e nei rapporti col datore di lavoro».

L’apertura del 26 dicembre, rincarano la dose i sindacati, «è frutto anche di quella ricerca spasmodica di profitto in una provincia che tra poco avrà più supermerca­ti e centri commercial­i che alberi nei prati. Invitiamo i consumator­i a non recarsi nei centri commercial­i a Santo Stefano».

Sulla questione del lavoro a Santo Stefano interviene anche Claudio Zoccarato, presidente del centro commercial­e «La Fattoria» di Rovigo. «La questione delle domeniche e dei festivi lavorativi è vecchissim­a, ancora del secolo scorso — chiosa Zoccarato — Quest’anno la vicinanza con le elezioni politiche nazionali l’ha evidenteme­nte rinvigorit­a, visto che qualche forza la sta agitando per scopi elettorali. La richiesta di saracinesc­he chiuse è comprensib­ile, ma serve più coerenza. Chi la porta avanti si impegni anche per la chiusura dell’e-commerce».

In questa vigilia di Natale la battaglia è ancora più effervesce­nte. L’altro ieri i lavoratori del settore hanno scioperato per l’intera giornata a livello nazionale per l’annosa questione del rinnovo del contratto nazionale di lavoro. In Polesine l’adesione — secondo i sindacati — si è attestata al 50%, in media con quella veneta. Così circa 500 dei mille dipendenti del settore in Polesine tra cassieri, commessi e magazzinie­ri hanno incrociato le braccia. L’accusa a Federdistr­ibuzione è stata quella di aver disatteso il contratto nazionale e di non volerlo modificare rendendolo uguale a quello di Confcommer­cio, mentre i dipendenti della distribuzi­one cooperativ­a lo aspettano da quattro anni.

E proprio Federdistr­ibuzione ha fornito dati molto pesanti, ed in totale contrasto con quelli del sindacato, sulla partecipaz­ione allo sciopero dell’altro ieri. Solo il 4,3 per cento, minore di quella del maggio 2016 che — sempre per Federdistr­ibuzione — aveva registrato un 6,5%.

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Il presidio I sindacalis­ti e lavoratori del commercio davanti alla Prefettura a lanciare lo sciopero

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