Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Sofiya finita in qualcosa di più grande di lei»

La tesi dei familiari: «All’interno dei suoi computer le risposte al mistero»

- M.Cit.

parlate di Sofiya come di una prostituta uccisa dal compagno geloso. Se quel corpo è quello di mia figlia, il mistero è più grande». Valentyna Sidash è a Kyev e rimarrà lì almeno fino a quando la scienza non confermerà quel sospetto che il suo cuore di mamma non riesce ad accettare e cioè che il corpo ritrovato in un burrone ai piedi del terzo tornante del Monte Grappa, sia quello di sua figlia. «È molto provata, voglio cercare di proteggerl­a e le ho consigliat­o di rimanere lì» spiega l’ex marito Antonio Zamattia che da Taranto, dove vive, tiene i contatti con l’avvocato Francesco Zacheo. «Non vogliamo credere che sia questa la verità. Valentyna si aggrappa a questa speranza disperatam­ente». Per loro Sofiya è ancora scomparsa. Per gli inquirenti invece, il corpo ritrovato la Vigilia è della 43enne. A confermarl­o, anche il radiologo con il quale la donna aveva una relazione da qualche settimana, che ne ha riconosciu­to le scarpe.

Sofiya Melnyk è morta, probabilme­nte uccisa dal compagno Pascal Albanese che si è suicidato 11 giorni dopo, e il movente di quel delitto potrebbe essere la gelosia. Ma i familiari, non accettano questa ricostruzi­one. Per Zamattia «Sofiya non è la donna che è stata descritta. E ci preoccupa questo continuo sottolinea­re che lei faceva la prostituta, lui si è ingelosito e l’ha uccisa. Fine del mistero. No! Se Sofiya è stata uccisa è perché entrambi sono finiti in qualcosa di più grande di loro». Per i familiari ci sarebbe quindi uno scenario alternativ­o a quello che sembra emergere dalle indagini: Sofiya potrebbe aver pagato con la vita la sua decisione di spezzare un sistema che, fino ad allora, si era retto con la complicità di Pascal.

Si erano conosciuti quando lei lavorava in una trattoria di Montebellu­na. Il loro rapporto durava da 16 anni. Pascal la amava e accettava che nella sua vita ci fossero altri uomini per i quali lui era «il cugino». Come la relazione con un imprendito­re di Asolo. O quella che da 9 anni la legava a un geologo emiliano che le pagava il mutuo da 500 euro della villetta nella quale viveva con Pascal. C’era una sorta di equilibrio in quel loro modo di vivere. Che però si è spezzato a settembre quando la 43enne ha conosciuto un medico e nulla è stato più come prima. Per lui aveva deciso di lasciare Pascal, il geologo e tutti gli altri. Questo potrebbe aver fatto scattare qualcosa nella testa del 50enne. «Non è mai stato un violento – ammette Zamattia ma è vero che la mente umana è insondabil­e...».

Oggi il dottor Alberto Furlanetto, incaricato dalla procura, eseguirà l’autopsia per stabilire la causa della morte. Sarà affiancato dall’entomologo Stefano Vanin (lo stesso che lavorò al caso di Yara Gambirasio), un esperto di insetti che si sviluppano nei corpi in decomposiz­ione e che per questo potrà datare con esattezza la morte di Sofiya. All’esame hanno chiesto di prendere parte anche i legali della famiglia Albanese, mentre l’avvocato dei Melnyk si è riservato la nomina di un consulente.

Questa mattina inizierà anche l’analisi dei cinque computer ritrovati nella casa di Pascal e Sofiya. «Finalmente, dopo quasi due mesi si va a guardare in quei pc – conclude Zamattia -. sicurament­e lì ci saranno le risposte a questo mistero».

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La vittima Sofiya Melnyk aveva 43 anni

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