Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’ex sindaco non si scompone ma i divorzi sono già a quota 12
«Non è altro che un riposizionamento in vista delle prossime elezioni politiche». Di fronte all’uscita dalla sua compagine di Matteo Cavatton (ritenuto, almeno fino a ieri, uno dei suoi uomini più fidati), Elena Cappellini ed Enrico Turrin, l’ex sindaco leghista Massimo Bitonci non si scompone. Almeno in apparenza. «Quella che porta il mio nome – ricorda l’ex senatore del Carroccio – è stata la lista più votata alle amministrative di sei mesi fa, ottenendo il 24,1% pari a 21.500 voti. Detto questo, Bitonci Sindaco era, è e resterà un contenitore elettorale e non un partito politico. E quindi, chi è a caccia di una candidatura, è giusto che cerchi altri approdi. Prendo atto che Cavatton e gli altri due – aggiunge Bitonci – hanno affermato di non essere leghisti. Bene, ma mi dispiace per loro, perché alle politiche la Lega di Matteo Salvini e del sottoscritto sarà la cura e non la malattia. Ne sono certo».
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, è però impensabile che l’ex sindaco non si stia domandando per quale motivo, anche se per ragioni diverse tra loro, molti dei suoi compagni d’avventura hanno deciso, negli ultimi tre anni e mezzo, di prendere le distanze da lui. Basti citare Flavio Rodeghiero, dimessosi da assessore per cause mai chiarite fino in fondo. Oppure Alessandra Brunetti e Stefano Grigoletto, cacciati dalla giunta per aver criticato pubblicamente il suo operato. O ancora gli ex consiglieri Antonio Foresta, Riccardo Russo, Manuel Bianzale, Carlo Pasqualetto e Fernanda Saia, decisivi per sancire la sua sfiducia. E per finire Maurizio Saia, dimessosi pure lui da assessore poco prima che cadesse la sua amministrazione. La lista, se si inseriscono anche Cavatton, Cappellini e Turrin, è già a quota dodici nomi. E potrebbe presto allungarsi.
L’impressione, condivisa da molti dei suoi più stretti amici e collaboratori, è che Bitonci sia una vera e propria macchina da guerra in campagna elettorale, capace come pochi di aggregare persone e raccogliere consensi. Al contrario però, quando si tratta di mediare per governare o fare opposizione in maniera unita e costruttiva, il carattere accentratore e autoritario dell’ex primo cittadino sembra diventare un limite. Se non un difetto.