Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Una Montagna di Libri con le risate di Solenghi
Oggi l’attore presenterà il suo «Bevi qualcosa, Pedro!», narrando una carriera di umorismo colto. Il lungo legame con Lopez e Marchesini, l’incidente sugli ayatollah che portò alla sospensione dei voli Iran Air. Il corteggiamento di Berlusconi
Oggi, alle 17.30, al Cinema Eden di Cortina d’Ampezzo, per la rassegna Una Montagna di Libri, Tullio Solenghi presenta «Bevi qualcosa, Pedro!» (Rai Eri). Alle 21 firma copie presso il Miramonti Majestic G.H. L’incontro è gratuito e aperto al pubblico (www.unamontagnadilibri.it).
Dagli esordi al Sant’Ilario, «una manciata di case aggrappate ad una delle colline che apparecchiano Genova da Levante», agli anni migliori della scena milanese special guest Beppe Grillo -, al dietro alle quinte de I promessi sposi. C’è una vita di risate e di umorismo colto, una rutilante e cabarettistica avventura nella storia italiana recente, nel nuovo libro di Tullio Solenghi, Bevi qualcosa, Pedro! (Rai Eri), che oggi a Cortina si fa vero e proprio spettacolo per il pubblico. Non a caso l’autore sottolinea: più che un’autobiografia, questa è un’autotriografia. Perché a parlare di Solenghi, anzi, a far parlare Solenghi, si finisce inevitabilmente per rievocare anche loro, Massimo Lopez, innanzitutto, e la mai abbastanza compianta Anna Marchesini.
Protagonisti di infiniti sketch e momenti di televisione popolare ma intelligente, in quel magico equilibrio tra pop e qualità che Aldo Grasso ha fissato come l’età d’oro della televisione italiana. Fino a all’episodio increscioso, clamoroso, e spassoso, in cui la loro comicità mise a rischio la diplomazia: correva l’anno 1986, in America c’era Reagan, in Iran Khomeini, e in Italia c’era il Trio. Che, nel corso della trasmissione «Fantastico», si esibì in una leggendaria presa in giro del regime degli ayatollah. «I personaggi erano decisamente improbabili - rievoca
Solenghi ora - soprattutto il mio Khomeini, che avevo fatto nativo di Barberino di Mugello, trainante su un carretto la mamma sora Khome-Ines, un’esilarante Anna dalla parlata umbra». Risultato: la suscettibile teocrazia islamica se la prende, e molto. E il giorno dopo Solenghi, Lopez e Marchesini apprendono dai telegiornali che Iran Air ha sospeso i voli verso l’Italia, mentre l’ambasciatore rientra precipitosamente a Roma e l’Istituto Italiano di Cultura di Teheran viene chiuso. L’incidente poi rientra, ma Solenghi commenta: «gli ayatollah non avevano il senso dell’umorismo». E quanto alla prima opera lunga del Trio, I promessi sposi appunto («Massimo si prese subito la Monaca di Monza, io e Anna rispettivamente Renzo e Lucia») arriva a ricordare il corteggiamento incrociato di Biagio Agnes e di un giovane, rampante, Silvio Berlusconi: che dopo avere quasi convinto il Trio offrendo un contratto faraonico e ogni sorta di comodità, si brucia tutto chiedendo loro di dargli una mano a risollevare uno show di Mike Bongiorno, i cui ascolti languivano. «Fu un clamoroso passo falso: tutto il castello di sogni tratteggiato con enfasi pochi istanti prima si sgonfiò miseramente su una marchetta estiva». Solenghi rievoca una carriera con la leggerezza e il gusto divertito per gli aneddoti, le sorprese, gli imprevisti. Davanti a un pubblico - di lettori e, oggi, in carne e ossa con il quale corre un brivido di empatia elettrica.