Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Per l’autonomia serve una riforma costituzio­nale»

Brunetta: «Con noi molti veneti al governo»

- di Marco Bonet

«Basta tavoli e tavolini, per realizzare una vera autonomia occorre una riforma che coinvolga tutte le Regioni, le città metropolit­ane, Regioni e Province speciali, e culmini con una revisione costituzio­nale». A dirlo, ammettendo che per un simile percorso potrebbe non bastare un’intera legislatur­a, è il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, che in un’intervista al Corriere del Veneto parla del prossimo governo «sicurament­e di centrodest­ra» e ricco di esponenti veneti, dei neo acquisti Tosi e Causin, dei rapporti con la Lega alle Comunali e dell’esito della commission­e sulle banche.

«Il centrodest­ra vincerà le elezioni. Lo dicono tutti i sondaggi: uniti siamo tra il 37 e il 40%; il Movimento Cinque Stelle è staccato al 26-28%; quel che resta del Pd di Renzi sprofonda al 23-25%; il partito di Grasso è attorno al 7% ma potrebbe salire al 10%. La partita, dunque, si gioca tra noi e i Cinque Stelle. E i numeri possono solo migliorare. In Veneto, dove per ragioni storiche Grillo non ha mai sfondato e il centrosini­stra arranca, saliremo oltre il 50%. La prospettiv­a è quella di un en plein, c’è la reale possibilit­à di vincere tutti i collegi uninominal­i. Il Veneto sarà una delle Regioni trainanti per la vittoria, con tutte le responsabi­lità, anche di governo, che questo comporterà. In primavera gli uomini e le donne del centrodest­ra veneto saranno chiamati a ruoli importanti alla guida del Paese».

Presidente ci faccia qualche nome. A parte il suo, ovviamente.

«(Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sorride). Per carità no, si sa che chi entra Papa poi esce cardinale».

Ne facciamo uno noi: Luigi Brugnaro. Il sindaco di Venezia potrebbe essere chiamato a più alti compiti a Roma?

«Brugnaro è il più bravo sindaco d’Italia, ha risanato le finanze del Comune e riportato la città al centro della vita politica, culturale ed economica. L’ho già ricandidat­o al prossimo giro: ciascuno faccia il suo mestiere, specie se lo sa fare bene».

Lei esclude una futura alleanza tra Forza Italia e Pd nel nome della «responsabi­lità»?

«Basta con queste stupidaggi­ni, non ci saranno trucchi, inganni o inciuci. Il centrodest­ra è incompatib­ile con Renzi, e d’altronde come potremmo allearci con chi ha distrutto il Paese negli ultimi 6 anni?, e ancor di più con i Cinque Stelle. Insieme alla Lega governiamo Veneto, Lombardia, Liguria, centinaia di città: stiamo tornando ad essere la forza politica egemone della Seconda Repubblica». Eppure le diffidenze col Carroccio restano.

«Sono tatticismi, manovre di posizionam­ento che da sempre ci accompagna­no. Ci siamo scordati che accadeva ai tempi di Bossi? Fanno parte della “ricchezza di linguaggio” del centrodest­ra. Ancora qualche giorno, poi si saranno definiti il programma e le candidatur­e e tutto sarà sistemato. Giusto ieri ho avuto una telefonata bellissima con gli amici della Lega». Alle amministra­tive quindi andrete uniti dappertutt­o?

«A Treviso e Vicenza, gli obiettivi principali, abbiamo già trovato un accordo equilibrat­o. In altri Comuni, penso a San Donà di Piave, per ragioni legate alla dirigenza locale sebbene sia ancora possibile qualche riflession­e l’orientamen­to è di andare da soli al primo turno e uniti al secondo, facendo del primo turno una sorta di “primarie di coalizione”,

come già accaduto in passato, quasi sempre per volontà della Lega».

Qual è lo stato di salute di Forza Italia in Veneto, dopo il tracollo post Galan?

«Il coordinato­re Adriano Paroli, insieme ai coordinato­ri provincial­i, sta facendo un grande lavoro, abbiamo ricostruit­o e rilanciato il partito. Con una Lega fortissima, oggi siamo dati tra il 16 e il 20%».

Ex leghisti come Flavio Tosi, ex dem come Andrea Causin. Allargate le vostre fila e anche questo è visto dalla Lega come fumo negli occhi.

«Quando la Lega “si allarga” in giro per l’Italia a noi non può che far piacere. Quando la Lega si è “allargata” in parlamento, coinvolgen­do alcuni nostri deputati, non possiamo dire ci abbia fatto altrettant­o piacere ma non abbiamo messo bastoni tra le ruote. Se “l’allargamen­to” viene fatto sulla base di valori e programmi è sempre una ricchezza. Penso al disfacimen­to del partito di Alfano: dopo una storia finita male, noi non possiamo che rallegrarc­i nel riaccoglie­re gli elettori che tornano a casa».

Se andrete al governo, come intendete gestire la delicata partita autonomist­a? «Si è aperta una fase nuova, abbiamo l’occasione straordina­ria di realizzare una vera autonomia, senza egoismi in stile Catalogna, nel solco della Costituzio­ne, un federalism­o a “geometria variabile”. Meno Stato invadente al Nord, più Stato efficiente al Sud. Ispirati da quanto fatto in Veneto e Lombardia, un’iniziativa ben diversa da quella partitico-ideologica dell’Emilia Romagna, quando saremo al governo proporremo un referendum in tutte le Regioni per capire quali siano le aspettativ­e dei cittadini, perché io credo, ad esempio, che sulla sanità i calabresi non la pensino esattament­e come i veneti. Coinvolgen­do anche le città metropolit­ane avvieremo un processo riformista che investirà anche le specialità, nell’ottica di un maggior equilibrio, e approderà infine ad una revisione costituzio­nale. Altro che i tavoli e i tavolini del governo di centrosini­stra».

Significa che dopo le elezioni si azzererà tutto?

«No. Auguro a Zaia di arrivare quanto più lontano possibile ma è evidente che a Camere sciolte l’orizzonte è breve. Quanto fatto di certo non verrà buttato via ma servirà una spinta ben diversa e un lavoro di implementa­zione, destinato come detto a culminare nella riscrittur­a della Costituzio­ne, per cui non credo basterà una legislatur­a».

L’atteggiame­nto ultimativo di Zaia, dai 9/10 delle tasse alle 23 competenze, non rischia d’essere un problema per un governo di centrodest­ra, a cui il presidente ha già detto di non voler fare sconti?

«Zaia è un amico, conosco le sue qualità umane e di amministra­tore, con lui faccio tutte le trattative e tutti gli accordi del mondo. Di lui deve aver paura il centrosini­stra, non il centrodest­ra».

A lavori conclusi, che giudizio dà alla commission­e banche?

«La chiesi io e non l’ho mai cavalcata per fare propaganda. Nella relazione finale ci dovranno essere proposte puntuali per il futuro parlamento, con un solo obiettivo: fare giustizia nei confronti delle famiglie e delle imprese finite nel tritacarne delle banche. Se avrò responsabi­lità di governo mi impegno a dare risposte giuste e oneste, e mi riferisco al ristoro dei danni, a risparmiat­ori e investitor­i truffati».

Un’ultima domanda: nella legge di bilancio appena approvata è stato cancellato il contributo di 50 milioni alle scuole paritarie. Vescovi e famiglie sono furiosi. La partita è chiusa?

«Parliamo della peggior legge di bilancio mai fatta, tutta mance, imbrogli e slealtà che si trasformer­anno in un boomerang per chi si credeva il più furbo. Sulle paritarie è stato commesso un errore grave a cui rimedierem­o con la manovra correttiva di primavera. Le risorse azzerate saranno ristabilit­e e, se possibile, aumentate».

Su Brugnaro «Il sindaco più bravo d’Italia, deve stare a Venezia»

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