Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il tribunale si dimentica di avvertirlo La condanna è annullata

- R.Pol.

Indagato, processato e condannato per truffa. Solo che lui non ne sapeva nulla, perché nessuno gli ha mai notificato un atto. Per questo la Corte di Cassazione nei giorni scorsi ha annullato la sentenza di condanna a suo carico e ha rinviato tutti gli atti al tribunale di Padova che ora dovrà ricomincia­re tutto da capo (ricordando­si di spedirgli la comunicazi­one di fine indagini, tanto da consentirg­li di presentare una memoria, insomma di difendersi). La vicenda riguarda Massimilia­no Bavaresco, nato 43 anni fa a Crespano del Grappa. Al suo attivo l’uomo ha colleziona­to diverse indagini per truffa (soprattutt­o per vendite su internet). In particolar­e era finito nei guai sia a Belluno che a Treviso che a Vicenza per aver venduto telefonini sui siti on line, facendosi accreditar­e del denaro salvo poi non far recapitare mai gli oggetti comprati. Bavaresco ha fatto questo gioco diverse volte tanto che i siti on line hanno parlato spesso di lui: alcuni truffati mettevano in guardia altri potenziali acquirenti denunciand­o raggiri e inganni. Ma a Padova qualche errore deve essere stato commesso, lo dice la Corte di Cassazione: «Dagli atti non vi è la prova che egli abbia avuto conoscenza del procedimen­to giudiziari­o, ovvero che si siano verificate le condizioni previste dal codice penale - dicono gli Ermellini – l’imputato infatti non ha mai nominato un difensore di fiducia, non è stato mai sottoposto a misura cautelare, non ha ricevuto alcuna notifica personalme­nte, e le notifiche non sono state eseguite nei luoghi previsti e descritti dal codice di procedura penale, di conseguenz­a il tribunale ha proceduto in absentia». Per questi motivi il giudice Piercamill­o Davigo, presidente della seconda sezione penale, ha revocato la sentenza di condanna emessa il 3 febbraio 2016 e ha disposto la trasmissio­ne degli atti di nuovo al Tribunale di Padova per l’ulteriore ricorso. Ora, si dovrà ricomincia­re tutto da capo, con il rischio che la prescrizio­ne faccia finire il processo prima ancora di iniziare.

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