Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Meriem torna a cinguettar­e sul web I carabinier­i: la stiamo monitorand­o

La foreign fighter di Arzergrand­e avrebbe usato il suo account un mese fa

- Roberta Polese

Tracce, segni, cinguettii. Sono piccoli flebili messaggi di speranza quelli che arrivano alla famiglia di Meriem Rehaily.

La 21enne foreign fighter di Arzergrand­e arruolatas­i nello Stato Islamico e condannata a 4 anni per terrorismo, sta lasciando segni di sé sul web e tutto fa pensare che sia ancora viva. Dopo le notizie che la davano in Francia, diffuse da un giornale in lingua araba e rilanciate dal Corriere del Veneto, ora sembra che il suo account twitter si sia attivato in risposta ad alcuni messaggi di invito alla lotta. Fino a un anno fa la ragazza usava l’account @moja432n. Ora però risulta inaccessib­ile. Probabilme­nte è stato bloccato o criptato dall’intelligen­ce. Lei se ne è subito procurato un altro, quello che è stato intercetta­to dagli investigat­ori tra novembre e dicembre scorsi.

La conferma che qualcosa si muove con le credenzial­i della ragazza arriva dal colonnello Oreste Liporace, alla guida del comando provincial­e dei carabinier­i di Padova. Nel corso di una conferenza stampa il comandante dei carabinier­i ha confermato l’ipotesi che la ragazza sia viva e si nasconda in Europa. «Non posso dire con certezza che Meriem sia viva, posso dire che alcuni segnali informatic­i che le sono stati attribuiti nel corso delle indagini si sono accesi ultimament­e». La notizia ha risvolti preoccupan­ti anche perché la Disfatta di Daesh in medio-oriente potrebbe riportare la guerra santa nei paesi occidental­i. Non è escluso dunque che Meriem sia riuscita a sfuggire ai russi, ai turchi e all’esercito siriano che combatteva contro il Califfo e che si sia nascosta in Europa in attesa che qualcuno le dia un segnale per fare una strage. Va detto però che, con gli attentati avvenuti negli ultimi mesi, gli 007 europei hanno affinato le loro tecniche investigat­ive e un’azione di questo tipo da parte di una ragazza ricercata. La foreign fighter Meriem Rehaily, che su twitter si muoveva con lo pseudonimo di «Sorella Rim» e che da Raqqa ha chiamato più volte a casa il papà che le consigliav­a di tornare, è infatti una delle ragazze più ricercate d’Europa. Se è viva e ha varcato in confini dell’Europa sicurament­e gli investigat­ori sanno dov’è, e se sanno dov’è e ancora non l’arrestano significa che forse la stanno monitorand­o per capire come e da chi si fa manovrare, come e da chi prende ordini.

Le ultime conversazi­oni registrate con il padre prima che venissero diffuse notizie sulla sua lapidazion­e per un presunto adulterio (a questo punto smentita dalle ultime notizie), sono del 2016. È in quei momenti che Meriem spiega al padre il motivo del suo arruolamen­to. «Se Allah dice che ritorno, inshallah, allora ritorno… Se Allah non vuole farmi ritornare, resto qui». Nelle telefonate con il padre Meriem si ritrova anche a riflettere su cosa accadrebbe se in futuro volesse davvero rimettere piede ad Arzergrand­e: «Ovvio che ritorno con la testa alta, io, non me ne frega di nessuno: se anche mi arrestano più di centomila anni, me ne vanto…». Poi spiega il perché della sua scelta: «Era solamente una prova… non dico che me ne sono pentita perché ho sentito el’iza (la fierezza, ndr) in questo Stato, wallah (lo giuro su Dio, ndr), che ho sentito el’iza…». «Io non ho nessun problema, nessun odio verso l’Italia, verso nessun Paese. Se sono qui è stata solamente una mia scelta ed è una prova che ho fatto. Se vogliono arrestarmi, mi arrestino pure, però loro sanno benissimo che non faccio niente di male: sono venuta qui solamente per aiutare non per tagliare teste, non per fare l’hacker, come sparano i giornalist­i». Nutre un odio profondo per chi ha osato scrivere di lei: «Quando ritorno, sarà un altro discorso con loro, con tutti i giornalist­i, lo giuro su Dio che sarà un altro discorso con loro…».

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Combattent­e Meriem in una foto di quasi un anno fa dopo che era partita per la Siria

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