Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Omba al default 120 a casa: «Ora un acquirente»
Procedura di mobilità annunciata per 124 dipendenti: tutti quelli della Omba, storica azienda della carpenteria pesante di Torri di Quartesolo, alle porte di Vicenza. I lavoratori, da novembre in cassa integrazione, l’hanno saputo giovedì, dopo un incontro informale fra i vertici dell’azienda e i sindacati. «È stata depositata la richiesta di concordato fallimentare. Ci aspettiamo che l’azienda lavori anche per trovare un acquirente e una soluzione per l’occupazione», dichiarano i segretari vicentini di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.
Omba Impianti & Engineering Spa, nata negli anni Cinquanta come bulloneria, oggi è un’industria riconosciuta a livello internazionale che realizza viadotti e fabbricati civili: da elementi dello stadio San Siro al Venice Pavillion dell’ultimo Expo a Milano, da grattacieli come la torre milanese Isozaki ad interi tunnel della metropolitana (la M3 a Copenaghen). Ceduta nel 2001 alla famiglia genovese dei Malacalza, ora azionisti di riferimento della banca Carige, la Spa è passata dal fatturato di 30 milioni di euro del 2010 agli 80 milioni del biennio 2014 e 2015. «Gran parte della produzione degli ultimi sei anni è andata all’estero, grazie a General Contractor come Condotte», osserva Diego Marchioro, ex sindaco di Torri e dipendente dell’azienda. Nei giorni scorsi assieme a 105 altri lavoratori ha firmato una lettera-appello alla proprietà, Vittorio Malacalza con i figli Mattia e Davide. Nell’ultimo biennio la situazione economico-finanziaria dell’azienda è infatti drasticamente peggiorata tanto che – come illustrato dal consigliere del Pd Stefano Fracasso con un’interrogazione in consiglio regionale – a metà novembre è partita la cassa integrazione ordinaria prima di Natale l’azienda è stata messa in liquidazione.
Giovedì nel faccia a faccia coi sindacati è arrivata la conferma della richiesta di concordato fallimentare. Da parte dell’azienda al momento non sono state rilasciate dichiarazioni. Per le organizzazioni sindacali gli ordini non mancano, a minare l’attività sono i crediti inesigibili: «A partire da un credito di 22 milioni di euro proprio con la Condotte – dichiara Patrizia Carella, della Fiom – tuttavia, mentre vediamo che i vertici si stanno dando molto da fare per limitare le perdite il più possibile col concordato, non notiamo altrettanto impegno nel cercare un acquirente. Qui ci sono più di 120 famiglie che rimarranno per strada, non staremo con le mani in mano». Stefano Chemello, segretario della Fim Cisl, prevede che «la settimana prossima l’azienda avvii la procedura di mobilità. Noi siamo per trovare soluzioni e i tempi della mobilità potrebbero bastare. L’azienda ha mercato». Carlo Biasin (Uilm) fa presente di aver «rivolto una richiesta all’assessore veneto al Lavoro Elena Donazzan, si aprirà un tavolo regionale. Qui ci sono alte professionalità: una soluzione va trovata».