Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tempi ridotti per cambiare progetto il nuovo tram sarà identico al vecchio

Tentativo del Comune a Roma, ma i 56 milioni sono legati al mezzo della Translohr

- Davide D’Attino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un sentiero quasi obbligato. Il tram che, tra qualche anno, correrà lungo la nuova linea Stazione-Voltabaroz­zo sarà molto simile a quello che, dalla primavera 2007, è in funzione sulla tratta Pontevigod­arzere-Guizza.

I margini di manovra per apportare modifiche sostanzial­i al progetto preliminar­e inviato a Roma quattro mesi fa, e finanziato dal ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti con 56 milioni di euro, sembrano infatti molto stretti. Se non altro perché il governo ha di recente sbloccato l’apposito contributo soltanto in quanto l’intervento, così come presentato a metà settembre scorso dal sindaco Sergio Giordani e dal suo vice con delega alla Mobilità Arturo Lorenzoni, veniva definito immediatam­ente «cantierabi­le» nonché a completame­nto di un sistema già attivo da oltre un decennio. Ecco insomma spiegato perché, quasi certamente, il mezzo che verrà adottato sarà analogo (se non identico) al «serpentone blu» della Translohr, oggi inglobata dal colosso francese Alstom. Quello, per intenderci, che realizza i treni di Italo.

Giordani e Lorenzoni, come noto, preferireb­bero un veicolo senza rotaia, sul modello di quello adoperato a Linz, in Austria, prodotto dall’azienda belga Van Hool, essenzialm­ente perché i lavori sarebbero meno impattanti. Ma il fatto che il ministero pretenda di ricevere entro la fine di marzo il progetto esecutivo dell’opera, compreso il relativo cronoprogr­amma, rischia appunto di ridurre praticamen­te a zero la possibilit­à di cambiare sia il tipo di mezzo che il percorso della nuova tratta. «Dobbiamo fare in fretta, altrimenti rischiamo di perdere i soldi», continua a ripetere il sindaco che, ieri sera nel suo ufficio a Palazzo Moroni, ha fatto il punto della situazione insieme con il suo vice, il caposettor­e alla Mobilità Daniele Agostini e Riccardo Bentsik, amministra­tore delegato di Aps Holding, ovvero la compagine municipali­zzata che, dopo la nascita tre anni fa di Bus Italia Veneto, ha comunque conservato la proprietà della linea tranviaria (veicoli e infrastrut­ture). Pure il tragitto Stazione-Voltabaroz­zo, quindi, dovrebbe restare quello originario: cinmite que chilometri e mezzo e dodici fermate, correndo per via Tommaseo, via Gozzi, via Morgagni, via Falloppio, via Giustinian­i, via Sografi e via Canestrini e raggiungen­do il nuovo capolinea Sud-Est traun nuovo ponte sul Bacchiglio­ne parallelo a quello esistente tra via Facciolati e via Piovese. Se così fosse, dunque, per la gioia di quei residenti e commercian­ti in protesta da settimane, il tram non passerebbe per via Facciolati, ma lambirebbe il Parco Iris lungo il tracciato dell’attuale pista ciclabile. «Mezzo e percorso contano fino a un certo punto – interviene Andrea Ragona, 36 anni, già presidente di Legambient­e Padova, da tre mesi a capo di Bus Italia Veneto in quota Coalizione Civica – Anche se, qualora fosse scelto il veicolo della Translohr, ci sarebbe un notevole risparmio in termini di manutenzio­ni e non servirebbe addestrare gli autisti. E così pure, qualora si decidesse di transitare in via Facciolati, ci sarebbe un carico maggiore di passeggeri rispetto a quanto succedereb­be a lato dell’Iris. Detto questo però – sottolinea Ragona – la priorità è avere un mezzo che viaggi lungo una corsia riservata, che abbia una frequenza di sei minuti e che trasporti almeno 2.500 persone all’ora».

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