Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Asco, il fronte dei sindaci per ora regge «Privati minacciosi ma non vendiamo»

- di Silvia Madiotto © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I sindaci trevigiani continuano a tenere duro e rifiutano l’opzione di vendere le azioni di Ascopiave, la utility del gas quotata in borsa con sede a Pieve di Soligo. Si cercano soluzioni in vista della scadenza del 23 marzo, entro la quale dovranno approvare la fusione di Asco Holding come conseguenz­a della Legge Madia, fra avvocati e strategie politiche, mentre lo scontro con il socio privato Plavisgas diventa una grana difficile da gestire, sia a livello legale che amministra­tivo, con ricorsi pendenti su decine di municipi. Una fetta importante di sindaci (in particolar­e leghisti) continua a sostenere la necessità della fusione della Holding in Ascotlc, la controllat­a che gestisce la fibra ottica, «l’unico modo per mantenere la governance pubblica ed evitare la svendita di un patrimonio dei Comuni», ma qua e là c’è chi comincia a vacillare e aderire alla posizione del socio privato, che invece sostiene la fusione nella quotata Ascopiave. È stata una «campagna acquisti», quella dei privati, che qualcuno non esita a definire «al limite della minaccia», proprio per l’elevato numero di ricorsi.

Il concetto su cui battono i sindaci è chiaro: la fusione della Holding nella quotata Ascopiave darebbe al socio privato (con prelazione sull’acquisto) il controllo della società, che, a quel punto, temono possa essere spacchetta­ta e venduta, per ottenerne un tornaconto. Altro tema, le gare per la gestione del servizio di distribuzi­one: «Chi ci assicura che il privato sia interessat­o a vincere le gare d’ambito per mantenere la proprietà dell’infrastrut­tura? In caso contrario, un imprendito­re è legittimat­o a vendere la rete, le tubature di distribuzi­one (valore 500 milioni di euro, ndr) per trarne profitto. Ma non possiamo disperdere così il patrimonio».

Plavisgas mira anche a rimuovere sindaci e cda della Holding, ma l’offensiva ha soltanto creato ulteriore tensione: «Loro hanno l’8,6%, vedremo come andrà a finire», è la netta risposta leghista, che si sente forte di una maggioranz­a di quote societarie. Sonia Fregolent è il sindaco di Sernaglia, uno dei Comuni contro le cui delibere ha fatto ricorso Plavisgas. «Abbiamo deliberato la fusione in Ascotlc con l’obiettivo di mantenere la partecipaz­ione pubblica – spiega -. Abbiamo interessi diversi da quelli, legittimi, di un privato che vuole massimizza­re il proprio investimen­to, ma andiamo avanti e se ci sarà un pronunciam­ento avverso del Tar valuteremo come agire». C’è anche chi si è tutelato con una delibera «ibrida», pur favorevole alla fusione in Tlc: «Dobbiamo tutelare il patrimonio dei cittadini e l’ultima assemblea l’ha confermato – afferma Daniele Rostirolla, sindaco di Morgano -. E’ stato votato il rinvio della convocazio­ne ma il segnale della maggioranz­a è di far valere la parte pubblica. Se i sindaci sono attaccati devono difendersi. L’azione dei privati rasenta la minaccia».

Sulle strategie future c’è ancora una copertura precauzion­ale in vista dei ricorsi (udienza il 7 marzo) e della fusione. Ascopiave inoltre sta valutando aggregazio­ni con altri gruppi, dopo avere chiuso le trattative con Aeb-Gelsia a settembre, e anche questo fronte è motivo di incompatib­ilità con Plavisgas.

La battaglia legale ha anche dei risvolti curiosi. Plavisgas contesta alla Holding di non avere rispettato le quote rosa nel Cda. Eppure, dicono a Pieve di Soligo, le «quote» non sono state inserite proprio a seguito di un parere dello studio legale di uno dei soci privati (quello di Massimo Malvestio). È scontro totale.

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Scontro totale Soci orivati e Comuni vanno alla battaglia per il controllo di Asco

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