Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Asco, il fronte dei sindaci per ora regge «Privati minacciosi ma non vendiamo»
I sindaci trevigiani continuano a tenere duro e rifiutano l’opzione di vendere le azioni di Ascopiave, la utility del gas quotata in borsa con sede a Pieve di Soligo. Si cercano soluzioni in vista della scadenza del 23 marzo, entro la quale dovranno approvare la fusione di Asco Holding come conseguenza della Legge Madia, fra avvocati e strategie politiche, mentre lo scontro con il socio privato Plavisgas diventa una grana difficile da gestire, sia a livello legale che amministrativo, con ricorsi pendenti su decine di municipi. Una fetta importante di sindaci (in particolare leghisti) continua a sostenere la necessità della fusione della Holding in Ascotlc, la controllata che gestisce la fibra ottica, «l’unico modo per mantenere la governance pubblica ed evitare la svendita di un patrimonio dei Comuni», ma qua e là c’è chi comincia a vacillare e aderire alla posizione del socio privato, che invece sostiene la fusione nella quotata Ascopiave. È stata una «campagna acquisti», quella dei privati, che qualcuno non esita a definire «al limite della minaccia», proprio per l’elevato numero di ricorsi.
Il concetto su cui battono i sindaci è chiaro: la fusione della Holding nella quotata Ascopiave darebbe al socio privato (con prelazione sull’acquisto) il controllo della società, che, a quel punto, temono possa essere spacchettata e venduta, per ottenerne un tornaconto. Altro tema, le gare per la gestione del servizio di distribuzione: «Chi ci assicura che il privato sia interessato a vincere le gare d’ambito per mantenere la proprietà dell’infrastruttura? In caso contrario, un imprenditore è legittimato a vendere la rete, le tubature di distribuzione (valore 500 milioni di euro, ndr) per trarne profitto. Ma non possiamo disperdere così il patrimonio».
Plavisgas mira anche a rimuovere sindaci e cda della Holding, ma l’offensiva ha soltanto creato ulteriore tensione: «Loro hanno l’8,6%, vedremo come andrà a finire», è la netta risposta leghista, che si sente forte di una maggioranza di quote societarie. Sonia Fregolent è il sindaco di Sernaglia, uno dei Comuni contro le cui delibere ha fatto ricorso Plavisgas. «Abbiamo deliberato la fusione in Ascotlc con l’obiettivo di mantenere la partecipazione pubblica – spiega -. Abbiamo interessi diversi da quelli, legittimi, di un privato che vuole massimizzare il proprio investimento, ma andiamo avanti e se ci sarà un pronunciamento avverso del Tar valuteremo come agire». C’è anche chi si è tutelato con una delibera «ibrida», pur favorevole alla fusione in Tlc: «Dobbiamo tutelare il patrimonio dei cittadini e l’ultima assemblea l’ha confermato – afferma Daniele Rostirolla, sindaco di Morgano -. E’ stato votato il rinvio della convocazione ma il segnale della maggioranza è di far valere la parte pubblica. Se i sindaci sono attaccati devono difendersi. L’azione dei privati rasenta la minaccia».
Sulle strategie future c’è ancora una copertura precauzionale in vista dei ricorsi (udienza il 7 marzo) e della fusione. Ascopiave inoltre sta valutando aggregazioni con altri gruppi, dopo avere chiuso le trattative con Aeb-Gelsia a settembre, e anche questo fronte è motivo di incompatibilità con Plavisgas.
La battaglia legale ha anche dei risvolti curiosi. Plavisgas contesta alla Holding di non avere rispettato le quote rosa nel Cda. Eppure, dicono a Pieve di Soligo, le «quote» non sono state inserite proprio a seguito di un parere dello studio legale di uno dei soci privati (quello di Massimo Malvestio). È scontro totale.