Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Scioperi e addii, il Vicenza sta sparendo

Una città e la crisi del calcio: tra giocatori non pagati in fuga e l’incubo fallimento

- Collicelli e Ferretto

Mesto allenament­o, ieri pomeriggio, per il Vicenza calcio, tra la proclamazi­one di uno sciopero dei giocatori per gli stipendi non ancora pagati (c’è pure chi è stato sfrattato da casa) e l’incubo del fallimento della storica società. L’amministra­tore unico Sanfilippo, ieri, ha messo sul piatto l’ennesima promessa di pagamento ma i giocatori non gli credono più. Al punto che già oggi ci saranno i primi addii verso altre società.

A guardarla dal punto di vista lavorativo, la situazione - ahimè - è semplice: c’è un gruppo di persone che da quattro mesi non viene pagato per il lavoro che svolge. Eppure loro lavorano. In questo caso si allenano, giocano a calcio e vanno in palestra. E non calciatori qualsiasi: vestono la maglia del Vicenza, una storia lunga 115 anni, la più ampia del Veneto, costellati anche di una coppa Italia, secondi posti in serie A, il record di essere stata la prima squadra provincial­e a rischiare di vincere il campionato della massima serie.

Bastava assistere a questa scena: una (triste) risata scoppia ieri nel grigio pomeriggio al centro tecnico «Morosini» di Isola vicentina, alla fine dell’allenament­o: «Ecco, senti? - commenta Alessandro Malomo, 26 anni, difensore Noi cerchiamo di viverla così, perché siamo un grande gruppo e ci aiutiamo a vicenda». Già, perché come tutti i lavoratori se mancano gli stipendi nascono i problemi. Per la precisione: l’ultimo pagamento è avvenuto a ottobre ed era relativo ai mesi di luglio e agosto.«Come si fa? Più di qualcuno ha subito lo sfratto dalla propria casa perché non riusciva a pagare gli affitti - dichiara Malomo - ed è ospite da qualche compagno. Ma ci aiutiamo anche economicam­ente, almeno chi può farlo. Io arrivo a fine mese perché avevo dei soldi in banca, ma ora sono sempre meno. Preferirei che ci dicessero la verità e non false promesse». Nella squadra ci sono calciatori giovanissi­mi e altri più «anziani» e il welfare da spogliatoi­o nasce da lì: «Nei mesi scorsi - osserva Stefano Fortunato, 27 anni, portiere - dalla vecchia società ci era arrivato un premio da 1500 euro e con quei soldi abbiamo aiutato chi in squadra era più in difficoltà. I più vecchi aiutano i più giovani, che spesso sono arrivati qui da pochi mesi e senza alcun riferiment­o. Chi è arrivato in agosto non ha ricevuto ancora un euro e non sa veramente come muoversi. Ci sono i mutui da pagare, rate della macchina, per qualcuno i figli da mantenere. Da mesi ormai viviamo alla giornata».

Ci è arrivato un premio vecchio di 1500 euro e lo abbiamo diviso

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