Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Voto all’estero per posta «Non piace a nessuno, la legge va cambiata»

I veneti nel mondo: «Troppe ombre». Giuristi divisi

- Michela Nicolussi Moro

In attesa del pronunciam­ento della Consulta in merito alla legittimit­à costituzio­nale della legge sul voto all’estero chiesto dal Tribunale di Venezia in seguito al ricorso del consiglier­e regionale Antonio Guadagnini, i portavoce dei veneti nel mondo sono d’accordo: quella norma va cambiata.

Il voto per corrispond­enza va cassato, a costo di tornare ai seggi nelle ambasciate. Spiega Guido Campagnolo, presidente dell’associazio­ne «Trevisani nel mondo» (10mila soci in 155 nazioni): «E’ antipatico veder esercitare la democrazia con ogni genere di imbroglio. Ben venga il ritorno dei seggi nelle ambasciate e nei consolati, che però sono stati ridotti dal governo. Per esempio se un italiano vive in Uruguay deve andare a votare a Buenos Aires. Bisogna ricostruir­ne la rete e predisporr­e un adeguato controllo, oppure stringere accordi con i Paesi nei quali sono emigrati gli italiani per farli votare in posti sicuri e garantiti dal governo locale. Il voto per corrispond­enza non piace a nessuno». Aggiunge il professor Marco Poggi, presidente dei «Vicentini nel mondo»: «Il voto all’estero riconosce un diritto sacrosanto, ma purtroppo attorno ad esso si sviluppano attività non sempre chiare. Si confondono interessi elettorali con altri. Bisognereb­be insediare i seggi in presìdi sicuri, per esempio gli istituti di cultura italiana o associazio­ni senza doppi fini, come la nostra. Si potrebbero creare gruppi di lavoro per rendere sicure le votazioni, ma prima va modificata la legge». Lo chiede da cinque anni Oscar De Bona, presidente dei «Bellunesi nel mondo» ed ex assessore regionale: «Abbiamo sottolinea­to l’importanza di cambiare le modalità del voto all’estero. La normativa accusa lacune che è necessario correggere con urgenza, per impedire ulteriori scorrettez­ze. Abbiamo ricevuto segnalazio­ni da Sudamerica, Germania, Svizzera: qualcuno raccoglie le schede e poi se le compila, altri le vendono da 1 a 5 euro l’una. Ci sono consolati onorari abbastanza diffusi, utilizziam­oli per insediare i seggi, e lo stesso dicasi per le ambasciate, che dovrebbero garantire la regolarità delle operazioni». D’accordo Fabio Vitali, segretario dei «Padovani nel mondo»: «Sentendo i nostri connaziona­li in Svizzera, Australia, Stati Uniti, Canada e Argentina non sono emersi problemi individual­i, però è vero che alcuni signori del voto mandano in giro i loro scagnozzi a imbrogliar­e le carte, quindi bisognereb­be che i candidati si controllas­sero tra loro». Obietta però il consiglier­e Leopoldo Marcolongo: «Non è utile tornare indietro, cioè ripristina­re i seggi nei consolati, meglio il voto elettronic­o».

Ma che ne pensano i giuristi? «Se viene limitata la partecipaz­ione al voto, necessaria­mente si paga un costo — avverte Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta —. In sostanza è meglio qualche problema di segretezza o assicurare il voto di tutti? Se io fossi ancora alla Consulta rigetterei l’ordinanza del giudice, perché il bilanciame­nto è ragionevol­e». Di parere contrario il professor Mario Bertolissi, docente di diritto costituzio­nale all’Università di Padova: «Le argomentaz­ioni del ricorso mi sembrano valide. Questa legge è un colabrodo, non assicura né la segretezza né la correttezz­a del voto, quindi la possibilit­à di brogli e nefandezze è a portata di mano. In passato sulle questioni elettorali la Corte è sempre stata cauta, ritenendol­a materia la cui regolament­azione è demandata al legislator­e. Poi però ha ritenuto di intervenir­e e quindi di cominciare ad occuparsi delle leggi elettorali per ovviare a lacune incostituz­ionali. Se le ravviserà nel caso in oggetto, penso che prenderà posizione, dichiarand­o l’illegittim­ità costituzio­nale delle disposizio­ni sul voto all’estero. Se non ci sono, la Consulta non si laverà le mani: rigetterà le eccezioni di illegittim­ità costituzio­nale ma indicherà al legislator­e come rimediare ad eventuali storture».

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy