Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La sciatrice e il lupo: «Una foto, poi è fuggito»

- di Katia Tafner

Un’appassiona­ta di sci di fondo, nell’Ampezzo, si è trovata di fronte un lupo e mantenendo la calma l’ha fotografat­o. Un attimo, e l’animale è fuggito.

I cori di protesta, le forze dell’ordine schierate e gli animi che si scaldano fino allo slancio improvviso, verso l’inferriata di una delle vetrate dell’ex sede storica di Veneto Banca. Cosi Marin Haralambie ha provato a impiccarsi ieri pomeriggio, infilandos­i un cappio e urlando: «Qui sono assurdi, non vedono e non sentono niente. Basta, la faccio finita». E’ il culmine della protesta del 59enne romeno che nel default dell’ex Popolare ha perso i 100mila euro del risarcimen­to per un gravissifo­rza mo infortunio sul lavoro. Un tentativo di suicidio inscenato per esasperazi­one, che mai avrebbe potuto andare a segno, vista la presenza di oltre 40 partecipan­ti alla protesta promossa dal «Coordiname­nto Don Enrico Torta» e soprattutt­o il dispiegame­nto di carabinier­i e agenti della Digos.

Ma Marin lo ha ripetuto più volte: «Domani mi trovate impiccato, appena posso lo faccio». Un gesto plateale che arriva dopo settimane di protesta. Dalla vigilia di Natale l’uomo vive nella sua Renault, parcheggia­ta sul piazzale dell’ex Veneto Banca, oggi Banca Intesa: «Starò qui finché non riavrò i miei soldi», ha detto e fatto. Incassando la solidariet­à dei correntist­i che si ritengono truffati e dei montebellu­nesi. Del suo caso si sono interessat­i il sindaco Marzio Favero e la senatrice Laura Puppato (Pd). Ma ora, esasperand­o una protesta finora pacata, Marin rischia di restare isolato. Anche perché pare che l’uomo abbia sì perso quei 100mila euro ma abbia comunque risparmi che lo renderebbe­ro un caso meno disperato di altri. E infatti, nessun politico si è visto ieri. Banca Intesa, dopo un’iniziale tolleranza, ha sporto denuncia. E anche sui social sembra che il sostegno stia sbiadendo. In molti ieri, commentand­o il tentato suicidio, hanno espresso inviti a rimuoverlo con la o a farlo sottoporre a un ricovero forzato. Ciò che è successo ieri avrà delle conseguenz­e. Una segnalazio­ne è stata mandata in Procura, che ora dovrà decidere come procedere.

Intanto ieri a Roma nuovo round dell’udienza preliminar­e per l’inchiesta di Veneto Banca, dedicata ancora alla costituzio­ne delle 4mila parti civili. I difensori degli indagati, a partire dagli avvocati di Vincenzo Consoli (Alessandro Moscatelli) e Flavio Trinca (Fabio Pinelli) hanno sollevato eccezioni da un lato alle costituzio­ni, di risparmiat­ori e associazio­ni dei consumator­i, sul reato di ostacolo alla vigilanza, argomentan­do che si tratta di un reato che tocca solo i rapporti tra la banca vigilata e le autorità di vigilanza, da Bankitalia e Consob, oltre che in linea generale degli enti e delle associazio­ni (Codacons, Primo Consumo, Camera di Commercio di Padova, Movimento consumator­i, Movimento difesa del cittadino, Adusbef, Federconsu­matori, Unione nazionale consumator­i). In più hanno chiesto l’elenco dei risparmiat­ori che avevano accettato l’anno scorso il rimborso proposto dalla banca per escluderli, visto che l’accordo presuppone­va la rinuncia alle azioni legali.

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(Giulio Guarini) Bloccato Il cappio appeso da Haralambie

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