Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il Baffo fa 60 anni: «Con venti euro al giorno sto bene»

- (d.d’a.)

Ha festeggiat­o nella «sua» Rovolon, alla pizzeria «Fugassa», insieme con «Gli allegri boscaioli», gli amici di sempre, quelli di sonate e di baldoria. Tre giorni fa, Aldo Zapperi, per tutti ormai «Il baffo canterino», ha compiuto sessant’anni, gli ultimi 25 trascorsi con la chitarra in braccio e la voce poderosa a divertire il centro storico di Padova con i grandi classici della canzone italiana. Nonché con la sua hit, «Rovolon», dedicata al paese sui Colli Euganei in cui abita e da cui ogni giorno («Tranne la domenica, perché la corriera non passa») scende in città per suonare e cantare nella zona delle Piazze. «Il baffo», nato a Parma ma grandissim­o tifoso della Spal («Mia mamma, Natalia, era di Ferrara. Biancazzur­ro è il colore del cielo e Ferrara è la mia città, biancazzur­ro è il colore che amo, forza Spal, forza Spal, forza Spal!»), predilige per le sue esibizioni il Volto della Corda, cioè il passaggio pedonale tra piazza delle Erbe e piazza della Frutta. Oppure, in alternativ­a, il portico della chiesa di Santa Maria dei Servi, in via Roma. Due anni fa, di questi tempi, l’allora assessore alla Sicurezza Maurizio Saia, ritenendol­o un «disturbo» per passanti e negozianti, voleva addirittur­a allontanar­lo dal centro. Ma la raccolta di firme in favore di Aldo (padovano d’adozione dal 1978) da parte di decine di commercian­ti del Sotto Salone convinse Saia, e con lui l’allora sindaco Massimo Bitonci, a revocare lo «sfratto». Tanto che «Il baffo», scampato il pericolo, dedicò a Saia e Bitonci una versione rivista e corretta di «Vado al massimo» di Vasco Rossi: «Grazie Massimo, ahi, ahi, ahi, Saia, Saia, Saia!». Fino a 25 anni fa, diplomato ragioniere, soldato di leva prima a Maddaloni (Caserta) e poi a Firenze, Aldo era un agente di commercio («Vendevo compensato in Germania alle aziende che fabbricava­no roulotte»), sposato con una ragazza veneziana («Faceva l’assistente sociale, brutta razza»). Poi, però, qualcosa si è rotto. O è sempliceme­nte cambiato. «In meglio», dice lui. «Suonando e cantando, dal lunedì al venerdì, tiro su una media di venti euro al giorno. Al sabato, invece, prendo almeno il doppio». Buon compleanno, baffo.

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Per Saia era un disturbo Maurizio Saia pensò di allontanar­lo: fu difeso dai negozianti

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