Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fondi per la non autosuffic­ienza per ripianare i conti delle Usl

- (m.n.m.)

La sanità veneta ha chiuso il bilancio consultivo 2016 in attivo di 13 milioni e 729 mila euro, grazie alla solita azione di ripiano dei disavanzi accumulati dalle aziende sanitarie. Nel 2016 erano ancora 24 — 21 Usl, le due Aziende ospedalier­e di Padova e Verona e l’Istituto oncologico veneto — e avevano accumulato un «rosso» complessiv­o di 216.170.560 euro. Tredici su 24 hanno chiuso in passivo, colmato dalla giunta Zaia con gli utili della gestione sanitaria accentrata, la quota parte del Fondo nazionale per le Non Autosuffic­ienze e fondi patrimonia­li contabiliz­zati. Ma il Pd storce il naso. «L’equilibrio è stato raggiunto anche grazie al contenimen­to dei costi e a piani di rientro, che significan­o meno assunzioni e meno servizi — dice Claudio Sinigaglia consiglier­e Pd —. Stupisce allora l’utile di 13 milioni, poteva essere impegnato in assistenza al cittadino. E non è accettabil­e ricorrere ai fondi per la non autosuffic­ienza per ripianare le perdite. Nè che si investano 20 milioni nel restauro dell’ospedale Codivilla di Cortina quando è stato appena emanato un bando di gara europeo per trovare il nuovo gestore: non sarebbe più semplice fare la gara e scomputare i costi della ristruttur­azione sostenuti dal privato dal canone di locazione?».

Emergono infine i 57 milioni di rosso dell’Usl di Venezia, i 17 accusati da Arzignano, i 21,7 di Padova, che ora dovrà accollarsi anche i 17 milioni di debito della ex Usl di Este, ad essa accorpata. Notevole pure il -39,8 milioni dell’Usl di Verona.

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