Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Scivola sul ghiaccio e precipita
Imprenditore vicentino muore durante un’escursione sul Pasubio
Scivola sulla neve ghiacciata e precipita per quattrocento metri. È accaduto ieri sul Monte Pasubio, al confine tra il versante Vicentino e quello Trentino, a Valli del Pasubio. La vittima è Luca Mottin, 47 anni, alpinista e imprenditore vicentino, che si trovava in solitaria a 1800 metri. Immediati i soccorsi dopo l’allarme dato da altri escursionisti che si trovavano vicino alla Galleria d’Havet. Gli uomini del Soccorso Alpino, intervenuti con un elicottero, non hanno potuto che constatare il decesso.
Fa male anche a lui. «Spero che arrivi qualche imprenditore della città, adesso, uno che per il pallone nutra vera passione…».
Lui è Giuseppe «Giussy» Farina, 84 anni, vicentino di Gambellara, veronese d’adozione, presidente del mitico Lanerossi dal 1968 al 1980, nel mezzo anche proprietario del Padova, poi il Milan fra ’82 e ’86. Da Lughezzano, a Bosco Chiesanuova, monti della Lessinia veronese, Farina guarda con malinconia allo sgretolamento del club biancorosso. Come l’ha presa, Farina?
«Dispiace. Purtroppo, in questo mondo, succede. Una cosa è certa: per mandare avanti una squadra di calcio ci vuole l’appoggio morale del popolo, dei tifosi. Ai miei tempi il Vicenza aveva 20mila abbonati…». Ci vogliono anche i soldi, però.
«Mai stati determinanti, bastassero quelli per vincere i campionati… Ci vuole dell’altro e parlo dell’ambiente. C’è un problema a monte dei soldi, a Vicenza, e cioè la squadra ch’è andata in C. Il che non è sempre colpa del denaro o del presidente. È colpa di tutti». E adesso?
«Adesso serve un imprenditore che viva la società. Io andavo in sede con l’impiegato tutti i giorni. Non puoi mandare i soldi per gli stipendi e poi arrivederci». I giocatori sono senza stipendio da mesi.
«Li capisco, sono uomini, hanno i loro problemi, logico che cerchino anche loro di difendersi. Non capisco la Federazione, semmai…». Cioè?
«Un fallimento non succede in 15 giorni. La Federazione dovrebbe controllare, rendersi conto per tempo se in un club c’è qualcosa che non va e nel caso aiutare a trovare un rimedio. È anche un suo fallimento, questo». È anche una storia di 115 anni che rischia di finire.
«Nel ’78, subito dietro la Juventus c’era il mio Vicenza con Fabbri in panchina e Rossi in attacco. Avevamo l’appoggio di tutti: sindaco, città, club dei tifosi, che frequentavamo sempre. Quando perdi l’ambiente, ripeto, perdi qualcosa ch’è irrecuperabile». È stata l’avventura più bella della sua carriera?
«Sì. Al Milan dovevi vincere lo scudetto se volevi vedere lo stesso entusiasmo che scatenò il secondo posto del Vicenza…». Al fallimento ci andò vicino proprio col Milan.
«Il Milan mi fu scippato da Berlusconi che prese i bilanci e li portò in Procura. C’era un fatto di Irpef non pagata. Ma il bilancio del Milan era come quelli di tutte le altre squadre. Era il calcio a essere malato».