Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Marciamo insieme per i mondi che cercano la pace»
«È un segno per ribadire a tutti che c’è bisogno di pace». È il vicario episcopale don Marco Cagol a spiegare perché anche oggi la diocesi ha deciso di organizzare una nuova marcia della pace. Questa volta, a differenza degli ultimi 20 anni, non si partirà da Padova, ma da piazzale Nassiriya ad Agna (ore 14.30) e si percorreranno le strade del paese per arrivare poco prima delle 16 alla chiesa parrocchiale dove monsignor Claudio Cipolla (che ieri è stato ricevuto per la prima volta da papa Francesco) officerà messa. Durante il percorso sono previste alcune soste per ascoltare le letture dai testi sacri, per intonare canti e soprattutto per riflettere sul tema della pace. Non è la prima volta che la marcia (che di solito si teneva il 1 gennaio) si sposta dal capoluogo ad altre aree del Padovano (alcune edizioni sono state a Piove di Sacco, Thiene, Cittadella), ma quest’anno è stata scelta Agna perché si trova a metà strada tra Bagnoli e Cona, i due piccoli comuni che ospitano i due più grandi hub di profughi del Veneto e che da una dimensione locale si sono trovati all’improvviso travolti dalla bufera della globalizzazione. «È un territorio che ospita due basi piene di richiedenti asilo: storie, volti, sofferenze, progetti di vita azzardati, pieni di speranza o disperati, fatti di compromessi con i trafficanti di esseri umani pur di raggiungere la meta, di rischi della vita, di solitudine, di paura, di impossibilità di vivere affetti, di precarietà». Oggi gli hub si sono rimpiccioliti rispetto all’anno scorso ma le tensioni non sono diminuite: non si può dimenticare la marcia di protesta del 21 novembre scorso e giusto ieri a Cona i migranti hanno protestato per le condizioni di vita all’interno del campo. La scelta di Agna da parte della diocesi, quindi, vuole mandare un messaggio di vicinanza a chi abita nel territorio: i cittadini, i migranti, gli amministratori. «La Chiesa ha scelto di porre questi passi di pace in mezzo a due mondi che si sono trovati a pochi metri l’uno dall’altro all’improvviso, in un modo tutto casuale e impensato, senza preparazione – sostiene don Cagol –. Due mondi, mille culture, abitudini, odori, sapori, lingue, religioni, modi di pensare. Un accostamento di mondi che è una sfida alla storia, alla logica, alla politica, alla religione, alla cultura, all’economia, alla natura, alla burocrazia. Una sfida improvvisa. Una sfida pericolosa, se non presa per il verso giusto».