Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«I cantieri saranno rapidi e i disagi ridotti al minimo Poi il tram piacerà a tutti»
Il sindaco inizia gli incontri. «La terza linea? Avremo i fondi»
«Il mezzo e il percorso saranno al 90% quelli originari. Detto questo però ritengo di avere sia il diritto che soprattutto il dovere di verificare se sia possibile apportare qualche modifica a un progetto che ha quasi 15 anni».
Ieri mattina, insieme al suo vice con delega alla Mobilità Arturo Lorenzoni, all’assessore al Commercio Antonio Bressa e al consigliere del Pd Roberto Bettella, il sindaco Sergio Giordani ha incontrato i residenti e commercianti di Voltabarozzo, esaminando vantaggi e criticità della nuova linea di tram che, partendo dalla Stazione, terminerà proprio lì la sua corsa. «La maggior parte delle persone con cui ho parlato – racconta Giordani – è consapevole dei benefici che porterà un veicolo moderno, pulito ed efficiente. Ma, allo stesso tempo, è un po’ preoccupata per l’impatto e la durata dei cantieri». Sindaco, cosa risponde ai timori dei cittadini?
«Prometto che faremo tutto il più rapidamente possibile e dando il meno fastidio possibile».
Il progetto preliminare che avete mandato a Roma a metà settembre scorso e che, tre settimane fa, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha finanziato con 56 milioni di euro, è quello che prevede l’adozione di un mezzo su rotaia e il transito lungo l’attuale pista ciclabile che lambisce il Parco Iris. Perché volete cambiarlo?
«Chiariamo subito una cosa. A me il tram francese della Translohr, quello che da quasi 11 anni è in funzione sulla linea Pontevigodarzere-Guizza, va benissimo. E lo stesso vale per il tragitto previsto dalla Stazione a Voltabarozzo, con il fondamentale passaggio per l’ospedale di via Giustiniani. Stabilito questo però credo che non ci sia nulla di male nel voler approfondire un po’ meglio la questione. Se non altro perché il progetto di cui stiamo parlando è datato dicembre 2003. E magari, da allora, la tecnologia ha fatto qualche passettino avanti».
Se dipendesse soltanto da lei e dal suo vice Lorenzoni, quale mezzo scegliereste? «Uno senza rotaia, tipo quello di Linz, in Austria, prodotto dall’azienda belga Van Hool. Ma se il ministero dovesse dirci che i soldi sono vincolati a un convoglio identico a quello che gira oggi per Padova, sarebbe da stupidi mettersi di traverso». E per quale motivo preferireste far passare il tram in via
Facciolati anziché nel tratto Sografi-Canestrini?
«Perché in quella strada ci sono centinaia di abitazioni e attività commerciali e, quindi, ci sarebbe la possibilità di caricare un maggior numero di passeggeri. Ma, ripeto, se da Roma dovessero dirci che non sono ammesse modifiche al progetto originario, il percorso resterà quello che costeggia il Parco Iris».
L’ex vicesindaco Ivo Rossi, che a primavera 2007 ha inaugurato la prima linea Pontevigodarzere-Guizza, vi ha invitato a non perdere tempo e a non domandare correzioni, altrimenti si potrebbe correre il rischio di perdere il finanziamento.
«Ivo è un amico, lo ringrazio per i preziosi suggerimenti e gli dico di stare tranquillo, perché non saremo così sciocchi da farci scappare i soldi».
Come pensa di convincere quei padovani che sono contrari all’implementazione del sistema tranviario?
«Non ho la presunzione di riuscire a portare dalla mia parte tutti i padovani. Però sono sicuro di una cosa. Se per assurdo togliessimo il tram a chi abita e lavora all’Arcella e alla Guizza, scoppierebbe un’autentica rivolta».
A marzo probabilmente cambierà il colore politico della maggioranza al governo nazionale. Pensa che sarà possibile anche in quel caso sbloccare i 100 milioni di euro necessari alla realizzazione della terza linea Chiesanuova-Ponte di Brenta?
«Sono straottimista. Siamo in pole position per ottenere anche quel contributo. E poi io sono una meretrice (il termine usato non è stato proprio questo...), io vado d’accordo con tutti. Pensate, ad esempio, a come alla fine ho risolto la questione del nuovo ospedale insieme con il presidente della Regione Luca Zaia».