Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Museo o caffè per le feste? La guerra del Pedrocchi

- Piva e D’Attino

«Il Caffè Pedrocchi è un monumento, serve rispetto», dice il Comune di Padova. «Lo rispetto ma ci faccio eventi e feste, sennò chiudo», risponde il gestore. Tutela o sostenibil­ità economica? Eterno dilemma.

«Il Pedrocchi è un caffé troppo grande per una città troppo piccola. Certo, ci sarà preoccupaz­ione per il monumento, ma anche invidia...». Graziano Debellini, dominus padovano di Comunione e Liberazion­e(«Ma lasci stare Cielle, qui si parla di imprese»), presidente del gruppo TH Resort, tra le maggiori catene italiane nelle offerte di viaggi e vacanze, se ne sta alla finestra. Ex socio di Pedrocchi 2001, coop che, cogliendo l’Sos della romana La Cascina, ha gestito lo storico «caffè senza porte» nel cuore di Padova fino a tre anni fa, inquadra così la «baruffa» che, da qualche settimana, divide l’attuale gestore del Pedrocchi, i milanesi di Fede Group Srl, dal proprietar­io, il Comune, conquistat­o a primavera dal centrosini­stra del sindaco-imprendito­re Sergio Giordani: buone intenzioni, giuste attenzioni ma, forse, pure qualche freccia intrisa di umanissimo veleno.

Municipio e milanesi sono ai ferri corti da Capodanno, ma i mal di pancia del «pubblico» sono iniziati mesi fa. Non va bene, al Comune, il modo in cui viene gestito il caffé inaugurato nel 1831 e presto divenuto fucina di arti, stili e commerci d’ogni genere,

melting pot di letterati e intellettu­ali, struscio per nobiltà e borghesia padovana, che qui incrociava­no, per lo meno al piano basso, anche i popolani concittadi­ni. Il non plus ultra municipale a Fede Group è partito dopo il veglione di San Silvestro. Il caffè citato da Stendhal nella Certosa di Parma è stato trasformat­o nella location di Promise: 150 euro per aperitivo chic, cenone, quindi notte danzante animata da dj e fuoco di luci stile disco. Dal tramonto all’alba, qualcuno degli ospiti ha pensato bene di mettersi in tasca un paio di zampe di leone, staccate dalla decorazion­e del bancone principale del locale: copie in ottone, valore 13 euro, ma tant’è bastato. Palazzo Moroni (è la sede del Comune), che poco aveva apprezzato gli scatti di alcune ospiti danzanti sopra il medesimo bancone (e sopra tacchi affilati) catapultat­i sui social qualche mese addietro, nel consueto rotocalco post party, ha stretto le briglie. «Chi gestisce il Pedrocchi - il pensiero di Andrea Colasio, assessore alla Cultura e persona moderata - deve capire che non è soltanto un locale pubblico, ma anche e soprattutt­o un’opera che possiede un valore inestimabi­le, e che, quindi, andrebbe trattata con molto più rispetto».

Fare del dono di Antonio Pedrocchi ai padovani una discoteca in centro città, il messaggio, non è il massimo. La risposta di Ermes Fornasier, presidente della società che gestisce lo storico locale di via VIII Febbraio, è tutt’altro che priva di senso: «So benissimo anch’io - dice - che il Pedrocchi è un monumento e le assicuro che, al di là di qualche leggerezza, che può capitare durante certe feste, lo stiamo trattando molto meglio di come lo abbiamo trovato. Detto questo, la gara bandita dal Comune che abbiamo vinto prevedeva lo sfruttamen­to commercial­e di un locale e non la ge- stione di un museo». In media, Fede Group versa al Comune 20/25mila euro al mese: senza la confezione, feste, concerti, happening, si va in perdita. «Il Pedrocchi - spiega Debellini - è difficilis­simo da gestire. Coniugare una realtà quasi museale con la dimensione ricreativa contempora­nea è impresa quasi impossibil­e. Si lasci lavorare i gestori. Noi interessat­i a rilevare in futuro il caffè? Non partecipam­mo al bando del 2014: non era convenient­e».

Nella polemica si è inserito anche il segretario dell’associazio­ne dei pubblici esercizi padovani: «Il Comune chiarisca cosa vuole che sia il Pedrocchi - le parole di Filippo Segato -. Se vuole un museo, se ne deve assumere direttamen­te la gestione, riservando un piccolo spazio di bar-caffetteri­a e stop. Se invece vuole che sia un locale davvero aperto a cittadini e turisti, allora è giusto affidarne la conduzione a profession­isti del settore. Questi, essendo imprendito­ri e non mecenati, devono avere la possibilit­à di sfruttare commercial­mente l’immobile». Nei prossimi giorni ci sarà un incontro tra Comune, gestori del Pedrocchi e tecnici della Soprintend­enza, dato che quello di via VIII Febbraio è un immobile vincolato. «Da parte nostra – spiega l’assessore Colasio – c’è l’assoluta volontà di collaborar­e con la società che gestisce il Caffè, favorendo per quanto possibile la sua attività imprendito­riale». Finirà così?

Le feste e il Capodanno sfrenato nello storico locale padovano. Il Comune contro i gestori: «Un luogo che merita più rispetto». La replica: «Senza eventi si va in perdita»

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