Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Un po’ in ospedale, un po’ in privato ecco i medici che guadagnano di più

Padova, la classifica dei «redditi da libera profession­e». Il primo della lista? Litta, il prof nella bufera

- Michela Nicolussi Moro

Sarà un caso, una beffarda coincidenz­a. Fatto sta che il medico dell’Azienda ospedalier­a di Padova al primo posto per volume di guadagni legati alla libera profession­e è il professor Pietro Litta. Proprio il responsabi­le della Chirurgia mini-invasiva interna alla Clinica ostetrica finito sotto inchiesta perchè ripreso dalle telecamere di «Petrolio» (Rai 1) mentre chiedeva 2mila euro alla giornalist­a-paziente per saltare le liste d’attesa. Il programma ha poi immortalat­o la dottoressa Alessandra Andrisani, a capo del Centro di procreazio­ne assistita della stessa Clinica, intascare 140 euro in nero per una visita. Risultato: riflettori puntati da Procura e Regione sulla libera profession­e.

I dati sono pubblici: Litta per l’intra moenia, cioè l’attività a pagamento dentro il sistema pubblico, ha percepito nel triennio 2015/2017 un totale di 456.684 euro lordi. Al secondo posto il professor Carlo Foresta, direttore del Servizio per la patologia della riproduzio­ne umana(440.961 euro), al terzo il professor Filiberto Zattoni, primario dell’Urologia (418.965 euro). Il resto della classifica si può vedere nella tabella sopra, ma la domanda è: quanti di questi soldi restano in tasca al medico? «Fra la quota dovuta all’azienda di riferiment­o e le tasse, dal lordo bisogna sottrarre mediamente il 55% — spiega Giovanni Leoni, chirurgo generale a Venezia e segretario della Cimo (sigla degli ospedalier­i) —. In certi casi anche di più. Faccio un esempio: su 100 euro percepiti per una visita, 40 vanno alla mia Usl e sui restanti 60 devo pagare le tasse, quindi il netto è di 23. Per gli esami strumental­i la tassazione arriva fino al 70%, perciò se per un’ecografia prendo 120 euro, in tasca me ne restano 15/18. Per arrivare a 200 euro al giorno, devo farne una decina o più. Insomma, la libera profession­e non regala niente, consente di arrotondar­e lo stipendio ma con guadagni sudati». Che si aggiungono a una retribuzio­ne media di 2500/2600 euro netti per un neo- assunto, di 3300/3500 (con guardie e pronta disponibil­ità) per un camice bianco di mezza età e di 4500/5000 per un primario. Lo stesso dicasi per gli universita­ri, il cui compenso viene equiparato a quello degli ospedalier­i perché il contratto è unico, però hanno una diversa organizzaz­ione del lavoro. «Un ospedalier­o deve garantire 34 ore di attività assistenzi­ale istituzion­ale e 4 di formazione — precisa Adriano Benazzato, segretario deldegli l’Anaao — un universita­rio 16 di assistenza, 4 di formazione e il resto tra didattica e ricerca. Su 8400 medici veneti, solo 700 sono universita­ri».

Nella nostra regione il 47% dei dirigenti medici e il 68% universita­ri svolgono la libera profession­e (dati ministero della Salute), il 98% dei quali in intra moenia, cioè dentro le mura dell’ospedale, percependo relativa indennità di esclusiva di 2mila euro lordi al mese. Gli altri sono in extra moenia, ovvero nel privato puro o nel proprio ambulatori­o, ergo rinunciano a tale voce dello stipendio e si pagano le spese di studio, segretaria, eventuali infermieri o consulenti. «Però non devono rendere conto al loro ospedale — osserva Leoni — invece in regime di intra moenia le prenotazio­ni le prende il Cup, al quale il medico versa 1/1,5 euro a prestazion­e, che le registra e ne notifica l’elenco all’amministra­zione. Impossibil­e il nero, non c’è passaggio di denaro tra profession­ista e paziente, che paga alle macchinett­e o all’ufficio cassa. I casi di imbrogli sono residuali e dispiace gettino discredito su migliaia di medici che sgobbano tutto il giorno con dedizione e passione. Diverso è nei centri privati — chiude Leoni — dove non c’è il Cup. Per evitare che qualcuno cada in tentazione, bisognereb­be chiedere il saldo al momento della prenotazio­ne».

«I medici sono tutt’altro che iper-pagati — osserva il professor Foresta — e allora la libera profession­e è una gratificaz­ione economica. Ma anche e soprattutt­o personale, perché il paziente sceglie proprio te. In intra moenia è codificata e controllat­a: è l’azienda a dirti dove e in quali ore esercitarl­a e a incassare l’importo del tuo lavoro, che poi ti attribuisc­e in busta paga. Dobbiamo pure timbrare il cartellino, quindi non è facile come si pensa assentarsi dal posto di lavoro».

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