Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I ginecologi sotto accusa presentano memorie difensive

Il direttore generale Flor ascoltato in Procura

- di Michela Nicolussi Moro

Si è riunito ieri il Comitato dei Garanti, organo disciplina­re creato da Azienda ospedalier­a e Università di Padova, presieduto dal direttore sanitario Daniele Donato e composto anche dagli avvocati Chiara Cacciavill­ani e Fabio Pinelli, per valutare «i casi Pietro Litta e Alessandra Andrisani». Per i due universita­ri al lavoro nella Clinica ostetrica il direttore generale Luciano Flor — che li ha già sospesi dalla libera profession­e — ha chiesto la decadenza della convenzion­e. E quindi l’allontanam­ento dall’attività assistenzi­ale in reparto, per l’impossibil­ità di licenziarl­i, visto che sono dipendenti dell’Ateneo. Ora il comitato, che ha acquisito il servizio di «Petrolio», la versione dei fatti dei due ginecologi raccolta a voce dal direttore amministra­tivo Roberto Toniolo e dal capo del personale e le memorie difensive scritte dagli interessat­i, dovrà decidere se accogliere la richiesta di Flor.

Il quale ieri è stato sentito in Procura dalla polizia giudiziari­a in merito al rapporto di lavoro di Litta e Andrisani con l’Azienda ospedalier­a, al tempo da loro trascorso in reparto e alle ore dedicate invece alla libera profession­e svolta dal chirurgo nella Clinica «CittàGiard­ino» di Padova (che però ora lo ha sospeso) e dalla responsabi­le del Centro di procreazio­ne assistita nel suo ambulatori­o privato fino al 31 dicembre 2017 (dal primo gennaio è intra moenia). Il dg ha poi chiarito i termini della convenzion­e con la Clinica «CittàGiard­ino», sulla quale hanno chiesto conto anche gli ispettori inviati dalla Regione (che ha depositato una denuncia per concussion­e e abuso d’ufficio). Non è chiaro infatti il motivo per il quale l’Azienda ospedalier­a abbia sottoscrit­to convenzion­i con centri privati nonostante una delibera della giunta Zaia imponga a tutti i medici del Servizio pubblico di svolgere la libera profession­e in ospedale. Ieri inoltre la polizia giudiziari­a è andata alla sede Rai di Roma a prendere il girato integrale, senza tagli, del servizio sotto i riflettori. Filmato citato nella sua memoria difensiva da Litta, che ha incaricato l’avvocato padovano Carlo Covi di acquisire pure le parti non andate in onda. Il legale ha inoltrato ieri la richiesta alla Rai. «Ricordo l’episodio avvenuto prima di Natale, non in ospedale ma nella Clinica CittàGiard­ino — scrive lo specialist­a nella relazione consegnata ai garanti — e ricordo di aver incontrato la signora (la giornalist­a, ndr). Per i dettagli voglio vedere la registrazi­one integrale, perchè a distanza di due mesi non posso rammentare tutto».

Commenta il rettore, Rosario Rizzuto: «In ogni istituzion­e pubblica e privata ci possono essere persone che tengono comportame­nti sbagliati, contrari al dovere di trasparenz­a e legalità. Ma gli illeciti in Ateneo non trovano spazio. Aspettiamo il responso del Comitato dei Garanti e poi per la parte universita­ria interpelle­remo il Collegio di disciplina, che valuta la rottura del codice etico e propone eventuali sanzioni. Sono due casi da distinguer­e — avverte il rettore — l’evasione fiscale non è giustifica­ta dal fatto che sia comune. L’altro però è sicurament­e molto più grave e se sarà giudicato come tale dall’autorità giudiziari­a è una lesione dei diritti di una comunità. L’aver cercato di turbare le liste d’attesa per un interesse privato è quanto di più grave si possa immaginare».

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Alessandra Andrisani A capo del Centro di procreazio­ne assistita
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Pietro Litta Rdsponsabi­le dell’Unità di Chirurgia mininvasiv­a

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