Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Un antiparass­itario per «tagliare» la coca «Facciamo soldi assai»

- di Andrea Priante © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel mercato veneto finiva PADOVA droga «tagliata» con un antiparass­itario.

L’indagine della Dia di Padova, ha portato alla scoperta che, alla cocaina lavorata dalla cricca nel Padovano, veniva aggiunto il Levamisolo, un farmaco antitumora­le utilizzato anche nella medicina veterinari­a come antiparass­itario per animali da cortile. La tecnica è diffusa negli Stati Uniti, da quando i trafficant­i hanno scoperto che il Levamisolo prolunga l’effetto dello «sballo». Il problema è che rende la droga ancora più pericolosa perché ha effetti tossici, con un elevato rischio di infezioni che possono causare lesioni necrotiche e, nel lungo periodo, aumentare il rischio di tumori.

Ma alla banda, questo interessav­a poco. «Dobbiamo fare soldi», si raccomanda­va Antonio Bartucca, nel capannone di Vigonza eletto a deposito per lo stupefacen­te. I carabinier­i l’avevano riempito di microspie, seguendo passo passo anche la lavorazion­e che avveniva al suo interno. Come il 28 maggio 2015, quando Bartucca, Spadafora e Ceoldo stavano ultimando il confeziona­mento della cocaina e il solito Bartucca scherzava sul fatto che «quando abbiamo finito ci vuole l’aspirapolv­ere, se no andiamo in galera». E Spadafora gli rispondeva ridendo: «Uno, due e tre... facciamo soldi assai...».

La banda usava un linguaggio in codice, chiamando la droga in modi diversi, a seconda del tipo: spritz, aperitivo, birra, pavimento...

Per il gip Mariella Fino, «la caratura criminale di Bartucca, Spadafora e Ceoldo è spiccatiss­ima: tutti e tre sono risultati essere dediti in modo continuati­vo, profession­ale e organizzat­o all’attività di acquisto, stoccaggio, taglio, confeziona­mento e rivendita, sia all’ingrosso che al minuto, di cocaina, hashish, marijuana». I ruoli erano ben definiti a cominciare da quello di Bartucca, capo indiscusso dell’organizzaz­ione criminale. C’erano poi «i loro fornitori, Giardino, Cozza, Pullano e Vezi, capaci di reperire in tempi rapidi, quantitati­vi cospicui di sostanze che poi mettevano a disposizio­ne dei coimputati», annota il gip.

Ruolo chiave è quello di Antonio Giardino, accusato di aver vigilato sul traffico di droga dalla Calabria al Veneto: «È lui a chiamare i suoi collaborat­ori, Cozza e Pullano, a garantire per loro, a metterli in contatto col Bartucca. Restando dietro le quinte, egli orchestra, dirige», osserva il giudice. È a Giardino che occorreva rivolgersi in caso di problemi. Come il 23 maggio 2015, quando Bartucca gli fa presente «la scarsa qualità dello stupefacen­te che gli aveva fornito». Qualche giorno prima se n’era lamentato anche con l’amico Spadafora: «Di sto colore non l’ho mai vista, non è bianca è... è biancastra...»..

Giuseppe Cozza e Pasquale Pullano, entrambi calabresi, sono dei profession­isti del crimine, molto attenti a non farsi scoprire: «Usano auto a noleggio - scrive il gip - adoperano linguaggio criptico, individuan­o per gli appuntamen­ti luoghi affollati, si muovono con rapidità e abilità».

Saimir Vezi, detto «Sergio», era l’altro fornitore della banda, «in grado di movimentar­e importanti quantitati­vi di droga pesante» che rimediava direttamen­te dall’Albania.

Ma qualunque fosse il fornitore, la cocaina veniva tagliata il più possibile, in modo da moltiplica­re i guadagni della cricca. Ogni tanto, però, esageravan­o, con il rischio che il cliente se ne accorgesse: «Non la stravolger­e - si raccomanda­va Bartucca - se no questo non la vuole più...».

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L’azienda L’impresa edile di Vigonza finita nel mirino dell’indagine della Direzione investigat­iva antimafia di Padova

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