Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Assoluzion­i all’Enel La Cassazione: «I reati prescritti già in primo grado»

- Antonio Andreotti

Era già prescritto, ben prima che PORTO TOLLE finisse il processo a Rovigo, il reato di pericolo di disastro ambientale causato dalle emissioni della centrale termoelett­rica di Porto Tolle contestato agli ex ad di Enel Franco Tatò (in carica dal settembre 1996 al maggio 2002) e Paolo Scaroni (maggio 2002—maggio 2005). Queste le motivazion­i addotte dalla Cassazione che ha dichiarato inammissib­ile il ricorso del procurator­e generale di Venezia. In primo grado, nel marzo 2014 a Rovigo, Tatò e Scaroni erano stati condannati a tre anni di reclusione, mentre Conti assolto perché il fatto non costituisc­e reato. La Procura rodigina aveva presentato appello contro l’entità delle condanne a Tatò e Scaroni e contro l’assoluzion­e di Conti. In Appello a Venezia, nel gennaio 2017, Tatò, Scaroni e Conti erano stati tutti assolti.

Nelle 64 pagine di motivazion­e la Suprema Corte spiega che per Tatò il reato si è prescritto nel dicembre 2009, oltre quattro anni prima della sentenza di primo grado. Per Scaroni la prescrizio­ne invece a fine dicembre 2012, 15 mesi prima della sentenza rodigina. Per il loro successore Conti (maggio 2005–luglio 2009) la prescrizio­ne risale allo scorso febbraio, un mese dopo la sentenza di Appello.

Per l’ex pm rodigino Manuela Fasolato, ora procurator­e capo a Mantova, undici anni (1998-2009) di attività ad olio combustibi­le della centrale Enel portotolle­se avevano provocato patologie respirator­ie nei minorenni residenti in un raggio di 25 chilometri dall’impianto termoelett­rico. «In particolar­e — aveva sostenuto la Procura rodigina nel processo di primo grado — dal 1998 al 2002 è stato calcolato nella misura dell’11% l’aumento di tutti i ricoveri la percentual­e legata alle patologie respirator­ie».

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