Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Quel file di Zigliotto: «Mi chiesero di comprare titoli»
«Mi è stato chiesto in due occasioni di comprare azioni con finanziamenti dove non ho percepito utili ma ho anticipato interessi passivi». Questi gli appunti che l’ex consigliere di Bpvi, Giuseppe Zigliotto, ha lasciato nel suo pc, e che per la Finanza sono una una «prova regina».
disponevo dei mezzi necessari per poter partecipare, Zonin mi disse di non preoccuparmi e che mi avrebbero aiutato loro». Finì per comprare, grazie al prestito della banca, azioni per un milione di euro.
Anche un socio padovano ha fatto mettere a verbale che «nel settembre 2013 incontrai il presidente dicendogli che avevo fatto un acquisto di azioni Bpvi per l’importo complessivo di 150mila euro e che ero stato appositamente finanziato dalla banca».
Le «regole» di Sorato
Del 14 settembre è l’informativa che riepiloga gli «elementi di prova a carico di Sorato Samuele». Molti i testimoni che tirano in ballo l’allora Dg per aver sostenuto il meccanismo illecito dei finanziamenti correlati all’acquisto di azioni. «Le prime operazioni baciate di cui si trova riscontro - osserva la Finanza sono state attuate nel 2008/2009. In una circostanza, già nel 2009 è emersa la di- retta e consapevole partecipazione dell’ex direttore generale il quale nel corso di una cena con uno dei principali clienti-soci dava indicazioni a un funzionario Bpvi di porre in essere una operazione baciata di notevole importo (5 milioni di euro)».
I testimoni citati parlano di «notevoli pressioni» da parte di Sorato sui dirigenti per vendere i titoli. E aveva anche dettato alcune regole alle quali dovevano attenersi i dipendenti Bpvi: le comunicazioni relative alle operazioni correlate - ha spiegato un funzionario - dovevano essere esclusivamente orali, senza ricorrere alle e-mail. Inoltre, mette a verbale: «Sorato aveva dato l’indicazione di non conservare la documentazione relative alle operazioni (...) ha giustificato ciò facendo riferimento alla possibilità di ispezioni da parte di Consob e Bankitalia».
Diversi funzionari Bpvi lo accusano direttamente. Anche di aver nascosto la reale situazione della banca.«Già dal 2010, le richieste di vendita di azioni da parte dei soci erano superiori a quelle di acquisto. Sorato e Giustini (il suo vice,
davano ordine di portare in sede di Comitato Soci e poi di Cda una situazione positiva». Come facevano? Semplice: «Il file con le richieste di vendita/acquisto azioni Bpvi veniva valutato da Sorato, Giustini e Romano (un funzionario, i quali provvedevano, prima di ogni Comitato dei soci, a disporre il taglio delle richieste di vendita in eccesso (...) Nel 2013 e 2014 i “tagli alle richieste di cessioni erano sempre maggiori e iniziarono a celare agli amministratori presenti in comitato soci l’effettiva portata dello sbilanciamento tra richieste di cessione e di acquisto azioni Bpvi»
C’è poi il fenomeno delle lettere di acquisto, con le quali la banca si impegnava a ricomprare le azioni, a volte garantendo perfino una rendita. Alcune sono state firmate dallo stesso Sorato che, secondo un dirigente «sono state formate sulla base del testo trasmesso da Sorato». A uno dei sindaci che gli chiedeva perché le avesse sottoscritte, il vice-dg Giustini, intercettato, rispose: «Perchè mi è stato chiesto di farle. E all’epoca l’ho fatto per il bene della banca, capisci?».
Interessante anche il racconto fatto dall’allora responsabile Direzione affari generali Bpvi, alla quale venne chiesto di rilasciare una dichiarazione nella quale attestava la legittimità giuridica di alcune baciate. «La mia risposta fu negativa (...) risposti al Dg che simili operazioni erano in violazione dell’articolo 2358, per questa risposta venni “assalita” da Sorato ed ebbi con lui uno scontro molto pesante durante il quale dissi che era necessario dare incarico all’Audit (l’organismo di controllo interno, ndr) di verificare queste operazioni. A questa mia proposta intervenne Piazzetta (Andrea, altro vice di Sorato, ndr) dicendo: “Ma sei matta, se facciamo un Audit andiamo tutti a casa”».
Samuele Sorato, difeso dall’avvocato Fabio Pinelli, ha sempre respinto le accuse, sostenendo che le decisioni cruciali, in particolare se dare credito e a chi darlo, e se concederlo per far comprare azioni della banca, erano in capo al Consiglio di amministrazione (e quindi anche a Zonin) e non al direttore generale, che non si sarebbe occupato neppure dei rapporti con Banca d’Italia e Bce.