Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Cona, frode nella gestione» Blitz al centro profughi: sei indagati
Perquisizioni della Finanza nel centro di accoglienza, sotto accusa i responsabili della coop appaltatrice. Due funzionari della Prefettura sospettati di «soffiate» sui controlli. Cherchi: verifiche sull’applicazione dei contratti
Maxi-blitz della VENEZIA Finanza a Cona, nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dell’ex base militare che ospita circa 700 migranti richiedenti asilo. L’accusa: frode nella gestione. Sei indagati fra cui Simone Borile e due funzionari della Prefettura di Venezia.
L’ultima protesta è iniziata mercoledì pomeriggio. L’ennesima, sui soliti argomenti: scarsa pulizia, cibo sempre uguale da mesi, troppo freddo. E’ anche per fare chiarezza su questi aspetti che ieri mattina all’alba un centinaio di finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia hanno avviato un maxi-blitz e svelato un’indagine aperta da mesi sulla gestione dell’ex base militare di Conetta, frazione del comune veneziano di Cona, che ospita circa 700 migranti richiedenti asilo. Rispetto a qualche mese fa gli ospiti sono dimezzati, ma le condizioni sono sempre difficili e la procura di Venezia ha deciso di premere sull’acceleratore per capire che cosa stia succedendo in uno dei principali hub di profughi del Veneto.
E dunque la Finanza, su incarico del procuratore aggiunto Adelchi d’Ippolito e del pm Lucia D’Alessandro, ha effettuato sedici perquisizioni e notificato l’avviso di garanzia a 6 indagati: Simone Borile, la moglie Sara Felpati, l’ex socio Gaetano Battocchio e Annalisa Carraro, responsabili (o ex) della cooperativa Edeco, che gestisce la struttura dopo aver vinto l’appalto della prefettura di Venezia, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture; un viceprefetto e un funzionario della Prefettura di Venezia sono invece indagati per rivelazione di segreto d’ufficio, perché dalla intercettazioni a carico dei primi sarebbero emerse delle «soffiate» sui controlli che invece, com’è ovvio, dovrebbero essere «a sorpresa». I finanzieri si sono presentati alle 6 del mattino al centro di Conetta e nella se- de della Prefettura a Ca’ Corner (dove sono rimasti per oltre dieci ore), negli uffici di Edeco a Battaglia Terme (da cui sono usciti solo a sera) e in quelli delle altre società o coop della «galassia» Borile, e poi in tutte le abitazioni private degli indagati. Oltre ai documenti, sono stati sequestrati anche cellulari, iPad e computer, per cercare tracce sulle accuse.
L’indagine è partita dalla morte di una giovane ivoriana, la 25enne Sandrine Bakayoko, avvenuta il 2 gennaio di un anno fa in uno dei bagni della struttura. Quell’inchiesta non ha portato a nessuna incriminazione, visto che l’autopsia confermò un decesso per cause del tutto naturali, imprevedibili e incurabili (un’embolia polmonare bilaterale), ma ha portato il pm D’Alessandro, con il coordinamento dell’allora procuratore reggente d’Ippolito, ad occuparsi della gestione della struttura, anche alla luce delle sempre più frequenti proteste degli ospiti contro le condizioni di vita e le varie denunce. I primi riscontri hanno portato la procura a ritenere che i quattro padovani a capo della coop, alcuni di loro già peraltro coinvolte in altre inchieste – Borile e Battocchio tra un mese finiranno di fronte al gup di Padova per l’inchiesta sulla gestione dello Sprar di Due Carrare, mentre da pochi giorni hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini sul crac di Padova Tre – avessero creato una vera e propria «struttura» con ruoli e posizioni per frodare l’ente pubblico, in questo caso la Prefettura di Venezia. Il coinvolgimento delle fiamme gialle è iniziato proprio quanto l’inchiesta ha preso questa svolta economico-finanziaria.
«I primi sospetti hanno dato luogo a indagini approfondite, che hanno portato all’attività di oggi - ha detto il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi - stiamo valutando il rapporto tra i contratti con la pubblica amministrazione e l’attività concreta svolta nel centro di Cona, per accertare se ci sia conformità, se siano stati applicati o gestiti correttamente». Più defilato, ma comunque grave, quanto contestato ai due funzionari della Prefettura. «Stiamo accertando se le ispezioni sono state fatte come prevede la legge e come prevedono anche le disposizioni interne del prefetto, cioè all’improvviso», ha aggiunto. Alla domanda se in cambio di queste informazioni i pubblici ufficiali possano aver ricevuto qualcosa, Cherchi ha tagliato corto: «Per ora non ci sono elementi». Il procuratore ha infine ribadito che il compito della procura è quello di accertare i reati, non certo di dire come si fa l’accoglienza o di fare dei controlli che spettano ad altri enti.