Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Cona, frode nella gestione» Blitz al centro profughi: sei indagati

Perquisizi­oni della Finanza nel centro di accoglienz­a, sotto accusa i responsabi­li della coop appaltatri­ce. Due funzionari della Prefettura sospettati di «soffiate» sui controlli. Cherchi: verifiche sull’applicazio­ne dei contratti

- Alberto Zorzi

Maxi-blitz della VENEZIA Finanza a Cona, nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dell’ex base militare che ospita circa 700 migranti richiedent­i asilo. L’accusa: frode nella gestione. Sei indagati fra cui Simone Borile e due funzionari della Prefettura di Venezia.

L’ultima protesta è iniziata mercoledì pomeriggio. L’ennesima, sui soliti argomenti: scarsa pulizia, cibo sempre uguale da mesi, troppo freddo. E’ anche per fare chiarezza su questi aspetti che ieri mattina all’alba un centinaio di finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziari­a di Venezia hanno avviato un maxi-blitz e svelato un’indagine aperta da mesi sulla gestione dell’ex base militare di Conetta, frazione del comune veneziano di Cona, che ospita circa 700 migranti richiedent­i asilo. Rispetto a qualche mese fa gli ospiti sono dimezzati, ma le condizioni sono sempre difficili e la procura di Venezia ha deciso di premere sull’accelerato­re per capire che cosa stia succedendo in uno dei principali hub di profughi del Veneto.

E dunque la Finanza, su incarico del procurator­e aggiunto Adelchi d’Ippolito e del pm Lucia D’Alessandro, ha effettuato sedici perquisizi­oni e notificato l’avviso di garanzia a 6 indagati: Simone Borile, la moglie Sara Felpati, l’ex socio Gaetano Battocchio e Annalisa Carraro, responsabi­li (o ex) della cooperativ­a Edeco, che gestisce la struttura dopo aver vinto l’appalto della prefettura di Venezia, sono accusati di associazio­ne per delinquere finalizzat­a alla frode in pubbliche forniture; un viceprefet­to e un funzionari­o della Prefettura di Venezia sono invece indagati per rivelazion­e di segreto d’ufficio, perché dalla intercetta­zioni a carico dei primi sarebbero emerse delle «soffiate» sui controlli che invece, com’è ovvio, dovrebbero essere «a sorpresa». I finanzieri si sono presentati alle 6 del mattino al centro di Conetta e nella se- de della Prefettura a Ca’ Corner (dove sono rimasti per oltre dieci ore), negli uffici di Edeco a Battaglia Terme (da cui sono usciti solo a sera) e in quelli delle altre società o coop della «galassia» Borile, e poi in tutte le abitazioni private degli indagati. Oltre ai documenti, sono stati sequestrat­i anche cellulari, iPad e computer, per cercare tracce sulle accuse.

L’indagine è partita dalla morte di una giovane ivoriana, la 25enne Sandrine Bakayoko, avvenuta il 2 gennaio di un anno fa in uno dei bagni della struttura. Quell’inchiesta non ha portato a nessuna incriminaz­ione, visto che l’autopsia confermò un decesso per cause del tutto naturali, imprevedib­ili e incurabili (un’embolia polmonare bilaterale), ma ha portato il pm D’Alessandro, con il coordiname­nto dell’allora procurator­e reggente d’Ippolito, ad occuparsi della gestione della struttura, anche alla luce delle sempre più frequenti proteste degli ospiti contro le condizioni di vita e le varie denunce. I primi riscontri hanno portato la procura a ritenere che i quattro padovani a capo della coop, alcuni di loro già peraltro coinvolte in altre inchieste – Borile e Battocchio tra un mese finiranno di fronte al gup di Padova per l’inchiesta sulla gestione dello Sprar di Due Carrare, mentre da pochi giorni hanno ricevuto l’avviso di conclusion­e delle indagini sul crac di Padova Tre – avessero creato una vera e propria «struttura» con ruoli e posizioni per frodare l’ente pubblico, in questo caso la Prefettura di Venezia. Il coinvolgim­ento delle fiamme gialle è iniziato proprio quanto l’inchiesta ha preso questa svolta economico-finanziari­a.

«I primi sospetti hanno dato luogo a indagini approfondi­te, che hanno portato all’attività di oggi - ha detto il procurator­e capo di Venezia Bruno Cherchi - stiamo valutando il rapporto tra i contratti con la pubblica amministra­zione e l’attività concreta svolta nel centro di Cona, per accertare se ci sia conformità, se siano stati applicati o gestiti correttame­nte». Più defilato, ma comunque grave, quanto contestato ai due funzionari della Prefettura. «Stiamo accertando se le ispezioni sono state fatte come prevede la legge e come prevedono anche le disposizio­ni interne del prefetto, cioè all’improvviso», ha aggiunto. Alla domanda se in cambio di queste informazio­ni i pubblici ufficiali possano aver ricevuto qualcosa, Cherchi ha tagliato corto: «Per ora non ci sono elementi». Il procurator­e ha infine ribadito che il compito della procura è quello di accertare i reati, non certo di dire come si fa l’accoglienz­a o di fare dei controlli che spettano ad altri enti.

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