Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dal business dei rifiuti alla gestione migranti Le sette vite di Borile

- di Roberta Polese

«Nessuno ci passava le informazio­ni, non capisco cosa c’entri questa perquisizi­one con Sandrine». Parole di Simone Borile, travolto ieri da una nuova bufera giudiziari­a. Il «front man» della coop ha detto che i finanzieri hanno acquisito pezze giustifica­tive e altri documenti e che sono stati rapidi e gentili. Non è nuovo Simone Borile ai problemi con la giustizia. Da quando si occupa di accoglienz­a migranti, dal 2014 in poi, le Procure di Padova e Rovigo hanno aperto almeno tre fascicoli su di lui coinvolgen­do, a diverso titolo, anche la moglie Sara Felpati e l’ex socio Gaetano Battocchio. Borile, classe 1969 e residente a Battaglia Terme, è stato consiglier­e provincial­e di Padova per Forza Italia ai tempi di Vittorio Casarin, candidato sindaco e consiglier­e comunale a Battaglia Terme, sempre vicino all’area Pdl e in particolar­e a Barbara Degani, succeduta a Casarin e oggi sottosegre­tario all’Ambiente. Borile è stato nei cda della casa di cura Configliac­hi, dell’Ater e del Parco Colli, di cui è stato per un breve periodo presidente.

Fino al 2015 era presidente del Consorzio Padova Sud, ente che mette insieme i 52 Comuni della Bassa Padovana per la gestione dei rifiuti, nonché vice presidente e direttore di «Padova Tre srl», società pubblica ora in liquidazio­ne che doveva occuparsi delle immondizie e che ora è al centro di un’inchiesta penale per un buco milionario. «Padova Tre» aveva fino al 2014 una partecipaz­ione nella cooperativ­a «Ecofficina Educationa­l» nel cui cda sedeva la moglie Sara Felpati. Tutto ciò per dire che Borile di politica se ne intende e che nulla nella Bassa Padovana si muove senza che lui lo sappia. Della cooperativ­a «Edeco», ex Ecofficina, finita sotto la lente della Procura di Venezia, Borile è il responsabi­le di gestione: è lui il front man, è lui che riceve le visite dei parlamenta­ri nei sopralluog­hi, è lui anche a scegliere le strategie sul come e dove piazzarsi in tema di accoglienz­a. Recentemen­te il pm di Padova Federica Baccaglini ha chiesto il rinvio a giudizio di Borile, insieme a Battocchio e a una funzionari­a della prefettura di Padova, Tiziana Quintario, tutti indagati per falso e turbativa d’asta. Secondo l’accusa i tre avrebbero falsificat­o le carte che hanno consentito a Ecofficina di partecipar­e al bando Sprar del comune di Due Carrare.

Il caso scoppiò nell’aprile 2016, quando vennero alla luce i documenti contraffat­ti: la coop non avrebbe potuto partecipar­e al bando perché a quella data non aveva due anni di esperienza in tema di accoglienz­a. Per aggirare il problema, secondo l’accusa, era bastato manometter­e date e firme, ma la Procura intervenne con le perquisizi­oni. Non solo. Due anni prima Borile e gli altri due erano stati indagati per truffa e maltrattam­enti ai danni di una quindicina di profughi ospitati in una struttura a Montagnana gestita dalla coop.

Una settimana fa la Procura di Rovigo ha invece chiuso le indagini su un buco milionario di «Padova Tre» di cui Borile era stato al vertice: lui e altri 9 (incluso Battocchio) sono indagati in concorso per falso, frode nelle pubbliche forniture, peculato e false fatture. Nell’inchiesta è emerso che tra il 2014 e il 2015 «Padova Tre» avrebbe versato a Ecofficina circa 800mila euro in cambio di operazioni inesistent­i, emettendo altrettant­e false fatture. Secondo l’indagine della Finanza i soldi dei rifiuti sarebbero andati alla gestione profughi.

Sul caso è in corso un accertamen­to della Corte dei Conti.

Borile Non capisco cosa c’entri questa operazione con Sandrine

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