Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dal business dei rifiuti alla gestione migranti Le sette vite di Borile
«Nessuno ci passava le informazioni, non capisco cosa c’entri questa perquisizione con Sandrine». Parole di Simone Borile, travolto ieri da una nuova bufera giudiziaria. Il «front man» della coop ha detto che i finanzieri hanno acquisito pezze giustificative e altri documenti e che sono stati rapidi e gentili. Non è nuovo Simone Borile ai problemi con la giustizia. Da quando si occupa di accoglienza migranti, dal 2014 in poi, le Procure di Padova e Rovigo hanno aperto almeno tre fascicoli su di lui coinvolgendo, a diverso titolo, anche la moglie Sara Felpati e l’ex socio Gaetano Battocchio. Borile, classe 1969 e residente a Battaglia Terme, è stato consigliere provinciale di Padova per Forza Italia ai tempi di Vittorio Casarin, candidato sindaco e consigliere comunale a Battaglia Terme, sempre vicino all’area Pdl e in particolare a Barbara Degani, succeduta a Casarin e oggi sottosegretario all’Ambiente. Borile è stato nei cda della casa di cura Configliachi, dell’Ater e del Parco Colli, di cui è stato per un breve periodo presidente.
Fino al 2015 era presidente del Consorzio Padova Sud, ente che mette insieme i 52 Comuni della Bassa Padovana per la gestione dei rifiuti, nonché vice presidente e direttore di «Padova Tre srl», società pubblica ora in liquidazione che doveva occuparsi delle immondizie e che ora è al centro di un’inchiesta penale per un buco milionario. «Padova Tre» aveva fino al 2014 una partecipazione nella cooperativa «Ecofficina Educational» nel cui cda sedeva la moglie Sara Felpati. Tutto ciò per dire che Borile di politica se ne intende e che nulla nella Bassa Padovana si muove senza che lui lo sappia. Della cooperativa «Edeco», ex Ecofficina, finita sotto la lente della Procura di Venezia, Borile è il responsabile di gestione: è lui il front man, è lui che riceve le visite dei parlamentari nei sopralluoghi, è lui anche a scegliere le strategie sul come e dove piazzarsi in tema di accoglienza. Recentemente il pm di Padova Federica Baccaglini ha chiesto il rinvio a giudizio di Borile, insieme a Battocchio e a una funzionaria della prefettura di Padova, Tiziana Quintario, tutti indagati per falso e turbativa d’asta. Secondo l’accusa i tre avrebbero falsificato le carte che hanno consentito a Ecofficina di partecipare al bando Sprar del comune di Due Carrare.
Il caso scoppiò nell’aprile 2016, quando vennero alla luce i documenti contraffatti: la coop non avrebbe potuto partecipare al bando perché a quella data non aveva due anni di esperienza in tema di accoglienza. Per aggirare il problema, secondo l’accusa, era bastato manomettere date e firme, ma la Procura intervenne con le perquisizioni. Non solo. Due anni prima Borile e gli altri due erano stati indagati per truffa e maltrattamenti ai danni di una quindicina di profughi ospitati in una struttura a Montagnana gestita dalla coop.
Una settimana fa la Procura di Rovigo ha invece chiuso le indagini su un buco milionario di «Padova Tre» di cui Borile era stato al vertice: lui e altri 9 (incluso Battocchio) sono indagati in concorso per falso, frode nelle pubbliche forniture, peculato e false fatture. Nell’inchiesta è emerso che tra il 2014 e il 2015 «Padova Tre» avrebbe versato a Ecofficina circa 800mila euro in cambio di operazioni inesistenti, emettendo altrettante false fatture. Secondo l’indagine della Finanza i soldi dei rifiuti sarebbero andati alla gestione profughi.
Sul caso è in corso un accertamento della Corte dei Conti.
Borile Non capisco cosa c’entri questa operazione con Sandrine