Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mion: «Incagli, investo nel fondo salva-aziende»
«Pronto a investire». Gianni Mion (in foto) conferma di far parte del progetto del fondo per salvare le imprese con i crediti incagliati delle ex popolari.
«Non sarà facile, ma bisogna tentare». Anche investendo in prima persona? «Certo, dovrò farlo. Fa parte delle regole del gioco esserci, se vuoi spingere una partita». Conferma lo stato dell’arte sul fondo per salvare le imprese impigliate nel limbo dei crediti incagliati di Bpvi e Veneto Banca, Gianni Mion, manager di lungo corso nella Edizione dei Benetton ed ultimo presidente di Bpvi. Il giorno dopo l’uscita del presidente di Veneto Sviluppo, Fabrizio Spagna, che ha ufficializzato il progetto della finanziaria regionale con la consulenza di Banca Leonardo a cui è legato Mion, il manager pensa già ai primi incontri operativi per la prossima settimana: «Leonardo sta studiando l’idea di Veneto Sviluppo. C’è da mettere insieme progetto e programma, management, regole e condizioni. Lavoro monumentale. E d’altra parte dobbiamo andare a chiedere soldi al mercato».
Mion per altro si mantiene cauto sulla capacità del progetto di raccogliere denaro: «Vedo aspetti negativi e positivi per il Veneto. Con il Mose non ci siamo coperti di gloria e nel caso delle due banche non ne parliamo. Ma c’è consapevolezza che a Nordest ci sono buone aziende e imprenditori. E se progetto e manager sono all’altezza e i comportamenti rigorosi, l’interesse degli investitori è che in aziende in ristrutturazione i guadagni sui fondi messi possono essere più alti».
Ma sulla vicenda entra però il leader regionale di Confartigianato, Agostino Bonomo, il primo e più deciso a sollecitare una soluzione rapida alla questione dei crediti deteriorati incagliati da luglio tra liquidazioni e Sga. Bonomo torna alla carica, di fronte al fondo, soluzione che può funzionare per aziende con ricavi tra 10 e 100 milioni: «Tanto di cappello all’iniziativa di Veneto Sviluppo e Mion, che rimpiango non sia arrivato cinque anni prima in Bpvi. Ma noi? È un progetto di cui speravamo di far parte». I rilievi sono su più fronti: «Siamo seriamente preoccupati. Lo stesso sottosegretario Pierpaolo Baretta ci ha deluso, visto che il decreto per far partire la Sga era stato promesso a novembre e continua ad esser spostato. Siamo all’assurdo che un’impresa con i soldi per chiudere una posizione in difficoltà non lo può fare, perché Intesa non se ne occupa più e la Sga non può incassare denaro non essendo una banca. Nel frattempo questa impresa, proprio adesso che c’è la ripresa, è segnalata in centrale rischi come insolvente e non può avere aperture di credito. Ma siamo matti? Cosa stiamo aspettando? E intanto leggiamo che Intesa sta rivedendo le posizioni dei crediti in bonis a rischio. Risultato: altri in Sga, senza sapere i criteri».I rilievi di Bonomo si rivolgono anche a Veneto Sviluppo: «Certo. Mi aspettavo che battessero un colpo anche su di noi, visto oltretutto che abbiamo alle spalle una rete di Confidi vigilati che potrebbero affiancarsi».