Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
E l’imprenditore Franceschi corre con Forza Italia
Come il calciomercato VENEZIA che anima le pagine sportive, anche la composizione delle liste elettorali riserva in questi giorni continue sorprese, nomi dati in pasto al pubblico e subito bruciati (e il più delle volte rivelati proprio con quell’intento), «affari conclusi» ma poi immancabilmente «sfumati», campioni rimasti nell’ombra e sbucati all’improviso per la firma decisiva.
Uno di questi ultimi sembra sia Fabio Franceschi, notissimo proprietario della «Grafica Veneta» di Trebaseleghe (Padova), il più grande stampatore di libri italiano (è assurto agli onori delle cronache grazie a Harry Potter ma dalle sue fabbriche esce qualunque cosa, dagli elenchi telefonici del Burkina Faso ai testi delle scuole libiche). Da sempre attento alle evoluzioni della politica, già socio del Fatto Quotidiano di Travaglio e quasi de
La Verità di Belpietro (l’affare poi sfumò), Franceschi ha accompagnato in questi anni tra le pile di volumi del suo stabilimento molti volti noti del parlamento (ultimo in ordine di apparizione il candidato premier del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, a dicembre) ma non solo, se si pensa al segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin o all’ex generale dei carabinieri Tullio Del Sette.
Ebbene, pare che dopo esplicita richiesta di Berlusconi, che ha invitato Niccolò Ghedini a sottoporgli pure qualche faccia nuova, meglio se proveniente dal mondo dell’impresa, Franceschi sarà candidato da Forza Italia al Senato, ai primi posti del listino proporzionale del collegio Padova-Vicenza-Verona. Il che, stando ai sondaggi, significa laticlavio sicuro. Raccontano che proprio per via della chiamata all’ultimo minuto, i suoi assistenti siano riusciti a chiudere soltanto ieri le ultime pratiche richieste dalla candidatura, tra un certificato in Comune ed uno in tribunale. Masticano amaro gli azzurri scalato in seconda posizione («L’hanno candidato solo perché finanzierà la campagna elettorale in Veneto, sborsando i soldi che mancano alle casse del partito») ma è pur vero che Franceschi fu già in predicato di approdare a Palazzo Madama nel 2013, sempre con Forza Italia, quando però la notte prima del deposito delle liste il suo nome venne depennato per lasciar posto all’ex ministro Maurizio Sacconi, che per giunta era stato uno dei suoi sponsor. Una seconda volta certo sarebbe atroce.
Saltati gli assessori regionali (leggasi Elena Donazzan, per timori sui possibili riassetti nella giunta Zaia dopo l’approdo del capogruppo Barison verso Fratelli d’Italia) e gli europarlamentari (cioè Elisabetta Gardini) i nomi azzurri in pole per i 9 posti dell’uninominale sono Ghedini, Brunetta, Cortelazzo, Milanato, Casellati, Bendinelli, Zanettin, Bond e la
new entry da Noventa Padovana Roberta Toffanin.
Si avvia a scioglimento il rebus «Noi con l’Italia» (posto certo per Enrico Zanetti e Antonio De Poli, da capire se uno in Veneto e uno in Lombardia o Piemonte oppure entrambi qui), da capire che accadrà con Parisi e le sue Energie per l’Italia (che in Veneto significa Menorello) si attende il responso di Salvini sui nomi proposti dalla Lega per i suoi 16 collegi, anche se ci sono pochi dubbi su Fontana (probabile prossimo capogruppo alla Camera), Bitonci, gli 8 segretari provinciali, Lazzarini, Fantuz, Andreuzza, Stefani, Tosato e Busin.
Per il Pd si dovrà attendere la direzione di oggi per mettere un punto alla ridda di indiscrezioni che, paradossalmente, vanno perfino complicandosi. I nomi della società civile (cari a Renzi) e quelli degli alleati (da Bonino a Lorenzin) hanno infatti terremotato una trattativa già all’arma bianca tra le correnti. Intanto, dopo l’annuncio della candidatura di Renzi nel Veneziano, ieri Liberi e Uguali ha fatto sapere che correrà qui, in un collegio da definire, anche Bersani. Insomma, sarà derby a sinistra.