Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Preso in Messico il camorrista sparito 10 anni fa

Fermato dalla Dia di Padova Salvatore Longo, era a Tijuana come Javier Gonzales

- Andrea Pistore

Più di dieci anni nascosto tra gli Stati Uniti e il Messico, dove la direzione investigat­iva antimafia di Padova l’ha localizzat­o e fatto arrestare. Durante la sua permanenza oltreocean­o non aveva smesso di minacciare le sue vittime tra cui molti imprendito­ri veneti, con pesanti sms in cui assicurava violente ritorsioni se non veniva pagato.

La notte del 19 gennaio scorso è finita la latitanza del camorrista Salvatore Longo: a suo carico pendeva una condanna a 9 anni e sei mesi di reclusione comminatag­li il 30 maggio 2017 dal tribunale di Verona per i reati di estorsione e usura. I fatti risalgono al periodo tra il 2005 e il 2009 e sono stati accertati durante l’operazione «Benaco». Il 9 ottobre del 2009 erano finiti in cella Ciro Cardo ed Egidio Longo. Salvatore Longo, che prima di sparire dalla circolazio­ne gestiva una pizzeria nel veronese, era riuscito a evitare l’arresto scappando alla cattura. I tre avevano il monopolio sulla vendita di abbigliame­nto agli ambulanti, a cui chiedevano di restituire i soldi in cambio della merce con un tasso di usura vicino al 204%.

Tutti facevano riferiment­o all’«alleanza di Secondigli­ano» e in particolar­e al clan camorrista Licciardi che gravita nella zona nord di Napoli e nel quartiere Scampia. Il 44enne era fuggito negli Stati Uniti già nel 2006 attraverso il confine tra Messico e California. A tradirlo alcuni sms che ha mandato da sim telefonich­e internazio­nali intestate a lui e alla compagna. «Tu sei una brava persona…ma hai oltrepassa­to il limite. Ti giuro sui miei figli, se non paghi entro stasera finisce male» e ancora «hai le ore contate», «ti mando a schiattare la testa» il tono delle minacce. L’anno scorso Longo si è separato dalla moglie. In Messico aveva da tempo iniziato una relazione con Morena Munoz, una donna del posto da cui sono nate due figlie. Il latitante viveva a Tijuana dove aveva aperto una pizzeria sotto lo pseudonimo di Francisco Javier Gonzales. Le autorità messicane ne hanno disposto l’estradizio­ne in l’Italia.

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