Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Coimpo, nuove analisi sui terreni Allarme per i costi della bonifica
Ieri l’incontro tra Comune e agricoltori. Le opposizioni: «Barbujani decida che fare»
In bilico Anche una frangia «ribelle» della maggioranza chiede le dimissioni di Simoni
Il fallimento di Coimpo, azienda di lavorazione rifiuti della frazione adriese di Ca’ Emo, accelera l’urgenza di capire come procedere con le bonifiche dello stabilimento e dei terreni, soprattutto dopo che le indagini ambientali dei carabinieri forestali hanno rilevato concentrazioni elevate di nichel, zinco, idrocarburi, diossine, furani su 377 ettari di terreni agricoli, circostanti l’impianto.
Ieri mattina a Palazzo Tassoni un vertice con le associazioni agricole e venatorie, promosso dal sindaco Massimo Barbujani e dall’assessore comunale all’Ambiente Giorgia Furlanetto, cui hanno partecipato i tecnici di Provincia, Arpav, Asl, referenti dei carabinieri forestali, consulenti e legali del Comune. «È emersa l’urgenza di effettuare ulteriori carotaggi sui terreni – spiega Babrujani – per verificare l’evoluzione dei dati e capire come intervenire in maniera efficace. La relazione è impostata su un monitoraggio del 2015 e nuove verifiche serviranno a delineare nel dettaglio quali siano le criticità, dove siano individuate e, dunque, come intervenire».
Il riferimento è alla relazione sugli esiti dell’attività di indagine su un’area che include Adria, Pettorazza, Ceregnano, Gavello, Villadose, San Martino di Venezze, Papozze. Accertamenti condotti nell’ambito delle indagini della direzione distrettuale antimafia (Dda) di Venezia sull’ipotesi di smaltimento illecito di rifiuti, inchiesta che si affianca a una analoga della Procura di Firenze e al filone per omicidio colposo in corso a Rovigo, dopo l’incidente sul lavoro nell’azienda del 22 settembre 2014 quando morirono quattro operai., uccisi dalle esalazioni di acido e ammoniaca creata dalla reazione di fanghi trattati con acido solforico
E i sindaci dei sette municipi potenzialmente interessati si incontreranno l’1 febbraio per definire i percorsi, sempre col supporto dei tecnici delle autorità ambientali e sanitarie. «L’incontro odierno è stato importante proprio in vista di quella riunione – commenta Furlanetto – chiariti tutti gli elementi, in quella sede si cercherà di definire gli strumenti amministrativi per uscire dall’impasse». In particolare c’è timore per i costi di bonifica (secondo le stime più ottimistiche attorno al milione di euro per il solo stabilimento), su cui i sindaci sono pronti a chiedere l’aiuto del ministero dell’Ambiente e della Regione, tanto che lunedì sono stati invitati anche gli assessori regionali competenti, Gianpaolo Bottacin e Cristiano Corazzari.
In parallelo, per Barbujani resta aperto il fronte della crisi politica interna alla propria maggioranza, spaccata proprio sulla vicenda Coimpo. I dissidenti del centrodestra, insieme all’opposizione, chiedono al sindaco che ghigliottini il proprio vice Federico Simoni, al quale contestano scarsa chiarezza nei rapporti con l’azienda. Il fronte «anti Simoni», sostenuto da Furlanetto, ha, in potenza, i numeri per mandare a casa Barbujani con Barnaba Busatto (Indipendente, ex Bobo Sindaco), Luca Azzano Cantarutti (Indipendenza Noi Veneto), Daniele Ceccarello (Fd’I), Marco Santarato (Lista Frazioni) che, uniti ai sei consiglieri di opposizione (Pd, Ibc, M5S), sarebbero maggioranza su 17 eletti.
«Noi siamo pronti a dimetterci insieme ai consiglieri che hanno espresso tale sfiducia – dice Omar Barbierato, capogruppo Ibc - pensiamo che il sindaco abbia preso anche troppo tempo per riflettere sul da farsi». Barbujani replica a muso duro: «L’attività dell’amministrazione sta procedendo a pieno ritmo e deciderò io se e come riorganizzare una giunta che sta continuando a lavorare. Nessuno mi impone le scadenze».