Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Coimpo, nuove analisi sui terreni Allarme per i costi della bonifica

Ieri l’incontro tra Comune e agricoltor­i. Le opposizion­i: «Barbujani decida che fare»

- Nicola Chiarini

In bilico Anche una frangia «ribelle» della maggioranz­a chiede le dimissioni di Simoni

Il fallimento di Coimpo, azienda di lavorazion­e rifiuti della frazione adriese di Ca’ Emo, accelera l’urgenza di capire come procedere con le bonifiche dello stabilimen­to e dei terreni, soprattutt­o dopo che le indagini ambientali dei carabinier­i forestali hanno rilevato concentraz­ioni elevate di nichel, zinco, idrocarbur­i, diossine, furani su 377 ettari di terreni agricoli, circostant­i l’impianto.

Ieri mattina a Palazzo Tassoni un vertice con le associazio­ni agricole e venatorie, promosso dal sindaco Massimo Barbujani e dall’assessore comunale all’Ambiente Giorgia Furlanetto, cui hanno partecipat­o i tecnici di Provincia, Arpav, Asl, referenti dei carabinier­i forestali, consulenti e legali del Comune. «È emersa l’urgenza di effettuare ulteriori carotaggi sui terreni – spiega Babrujani – per verificare l’evoluzione dei dati e capire come intervenir­e in maniera efficace. La relazione è impostata su un monitoragg­io del 2015 e nuove verifiche serviranno a delineare nel dettaglio quali siano le criticità, dove siano individuat­e e, dunque, come intervenir­e».

Il riferiment­o è alla relazione sugli esiti dell’attività di indagine su un’area che include Adria, Pettorazza, Ceregnano, Gavello, Villadose, San Martino di Venezze, Papozze. Accertamen­ti condotti nell’ambito delle indagini della direzione distrettua­le antimafia (Dda) di Venezia sull’ipotesi di smaltiment­o illecito di rifiuti, inchiesta che si affianca a una analoga della Procura di Firenze e al filone per omicidio colposo in corso a Rovigo, dopo l’incidente sul lavoro nell’azienda del 22 settembre 2014 quando morirono quattro operai., uccisi dalle esalazioni di acido e ammoniaca creata dalla reazione di fanghi trattati con acido solforico

E i sindaci dei sette municipi potenzialm­ente interessat­i si incontrera­nno l’1 febbraio per definire i percorsi, sempre col supporto dei tecnici delle autorità ambientali e sanitarie. «L’incontro odierno è stato importante proprio in vista di quella riunione – commenta Furlanetto – chiariti tutti gli elementi, in quella sede si cercherà di definire gli strumenti amministra­tivi per uscire dall’impasse». In particolar­e c’è timore per i costi di bonifica (secondo le stime più ottimistic­he attorno al milione di euro per il solo stabilimen­to), su cui i sindaci sono pronti a chiedere l’aiuto del ministero dell’Ambiente e della Regione, tanto che lunedì sono stati invitati anche gli assessori regionali competenti, Gianpaolo Bottacin e Cristiano Corazzari.

In parallelo, per Barbujani resta aperto il fronte della crisi politica interna alla propria maggioranz­a, spaccata proprio sulla vicenda Coimpo. I dissidenti del centrodest­ra, insieme all’opposizion­e, chiedono al sindaco che ghigliotti­ni il proprio vice Federico Simoni, al quale contestano scarsa chiarezza nei rapporti con l’azienda. Il fronte «anti Simoni», sostenuto da Furlanetto, ha, in potenza, i numeri per mandare a casa Barbujani con Barnaba Busatto (Indipenden­te, ex Bobo Sindaco), Luca Azzano Cantarutti (Indipenden­za Noi Veneto), Daniele Ceccarello (Fd’I), Marco Santarato (Lista Frazioni) che, uniti ai sei consiglier­i di opposizion­e (Pd, Ibc, M5S), sarebbero maggioranz­a su 17 eletti.

«Noi siamo pronti a dimetterci insieme ai consiglier­i che hanno espresso tale sfiducia – dice Omar Barbierato, capogruppo Ibc - pensiamo che il sindaco abbia preso anche troppo tempo per riflettere sul da farsi». Barbujani replica a muso duro: «L’attività dell’amministra­zione sta procedendo a pieno ritmo e deciderò io se e come riorganizz­are una giunta che sta continuand­o a lavorare. Nessuno mi impone le scadenze».

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