Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Davano finti lavori a stranieri, indagati due imprenditori
Il pm: favorito l’ingresso irregolare
Loro erano la gang del bar Fly, una quindicina di ragazzi, molti albanesi, che avevano messo su una vera e propria comitiva dedita ai furti in casa (circa sessanta i colpi). Per gruppetto, individuato grazie alle indagini coordinate dal pm Sergio Dini, è stato chiesto il giudizio immediato, ma l’inchiesta ha rivelato molto di più.
E’ risultato infatti che tre ragazzi stranieri indagati in quel procedimento avevano ottenuto il permesso di soggiorno grazie ad un lavoro, certificato da un contratto, presentato all’ufficio immigrazione. Ebbene emerge ora che quel lavoro non c’era, che il contratto era finto, e che era stato ottenuto con ogni probabilità dietro pagamento. A fare le assunzioni farlocche sono stati due imprenditori, uno padovano e uno romeno residente a Treviso, ora indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il padovano è titolare della società «finta» Win for life in zona industriale e ha qualche precedente con la giustizia. Ad un sopralluogo degli investigatori è emerso che gli uffici erano formati da una stanzetta con una scrivania e un armadio. Impossibile che ci potessero lavorare delle persone. Sono almeno dieci gli stranieri che figurano come dipendenti per lui, e nessuno ha mai lavorato un giorno. Lo stesso dicasi per il trevigiano. L’inchiesta bis, scattata parallelamente ai furti commessi dal gruppetto che si ritrovava al bar in galleria Tito Livio, ha portato alla luce due veri e propri «contrattifici» ovvero due apparati gestiti da gente senza scrupoli pronta ad approfittare ed arricchirsi sulle spalle degli stranieri.