Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Klugmann a Trieste La cucina è creazione

- Francesco Chiamulera

Oggi, alle 17, presso Eataly Trieste, Antonia Klugmann presenta «Di cuore e di coraggio. La mia storia, la mia cucina» (Giunti). Riva Tommaso Gulli 1, Trieste.

Parole chiave: stagione, orto, raccolta, mercato, odori, territorio, radici, no spreco. Antonia Klugmann si muove secondo i propri punti cardinali. Nella stagione caotica degli chef protagonis­ti, degli chef onnipresen­ti, degli chef magniloque­nti che danno consigli su tutto (e fanno pubblicità a tutto), restare nel recinto saldo delle proprie competenze, anche quando si innova e lo si fa con non celata ambizione, è forse la sola ricetta di salvezza. E sì che di ricette ce ne sono tante, nel primo libro di Klugmann, Di cuore e di coraggio (Giunti). Per trovarle, tuttavia, si passa prima attraverso una storia individual­e che è storia di famiglia e di luogo: Klugmann, che adesso vince le proprie timidezze con la ribalta televisiva di Masterchef, è innanzitut­to una triestina, dunque di sangue fieramente misto, mescolato, a partire dalle origini ebraiche che si ritrovano nel cognome dell’est Europa, ma passando per Ferrara e per la Puglia. Chef e titolare all’Argine a Vencò (Dolegna del Collio, Gorizia), ma con due importanti passaggi veneti - prima al Dolada, in Alpago, dalla famiglia De Prà, poi come chef a Venissa, a Murano, coronata nel 2013 dalla stella Michelin - Klugmann è sincera e minimal anche quando confessa: «la trippa è stata una scoperta recente, era uno dei pezzi che meno riuscivo ad avvicinare dell’animale. Poi mi sono costretta a ragionarci un po’. Data la sua bellezza estetica, mi sembrava impossibil­e che non ci fosse un modo per impiegarla. E così è nato il piatto di trippa, porcini e tabacco». Ecco, come si vede, con Klugmann si sa come si comincia, ma non si sa come si finisce: la sorpresa è conseguenz­a della sperimenta­zione ardita, a volte spiazzante, ma dietro alla quale c’è una intensa ricerca. Sotto la stella di Ferran Adrià, l’uomo che da «El Bulli» ha rivoluzion­ato la cucina moderna e del quale Klugmann è ammiratric­e. Dal gusto di fumo «che è come un filo conduttore nella cucina tradiziona­le friulana», al cosiddetto quinto quarto, ovvero quella parte della carne considerat­a da sempre meno pregiata eppure protagonis­ta del libro (e del ristorante). Un libro che è un invito alla scoperta della propria ispirazion­e. Ecco, tra i punti cardinali abbiamo dimenticat­o la parola forse più importante: creare.

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