Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’editore di Hitler e il patrocinio del suo premio

- di Giovanni Viafora

Dittature, regimi e fin pure la Chiesa. Dei libri hanno avuto paura tutti. Oggi però siamo forti della nostra libertà e non censuriamo neppure Hitler. Altro conto però è dare il patrocinio al suo editore.

e «milizie del fuoco» di Fahrenheit 451 mettevano al rogo le case dove erano nascosti i libri: la lettura era proibita. Bradbury si era ispirato alla storia e non aveva dovuto nemmeno andare troppo in là con gli anni: testi bruciati, perché ritenuti «non confacenti» c’erano stati solo vent’anni prima del suo capolavoro. Erano quelli dati alle fiamme dai nazisti, nei terribili

Bücherverb­rennungen. La storia d’altronde è piena di libri distrutti, incendiati, messi al bando. Perché i libri hanno sempre fatto paura: a regimi, alla Chiesa e fin pure all’ordine costituito (in Italia l’ultimo rogo pubblico è avvenuto nel 1961, nel cortile della procura di Varese: un giudice fece bruciare Storielle, racconti e raccontini di de Sade, pubblicato dall’editore Luigi Veronelli, perché ritenuto osceno). Ma oggi nessuno può pensare di mettere al bando un testo. Nemmeno il più nefasto, come fu per esempio il Mein Kampf di Adolf Hitler. È la forza della nostra libertà, quella che ci permette di schierarci senza paura, per esempio, a favore di tutti gli «Charlie Hebdo» del mondo. Il punto è un altro. Ossia: passi il Mein

Kampf e passi — come abbiamo raccontato su queste pagine l’altro giorno — che ci sia un piccolo editore di Castelfran­co, tale Andrea Tralli («Panda Edizioni»), che decida di pubblicarl­o; magari per rimediare qualche spiccio, ora che i diritti sono scaduti. Ma una cosa non può passare: che il Comune leghista di Castelfran­co, dopo aver appreso che questo editore sta stampando e vendendo Hitler, abbia ugualmente deciso di non revocargli il patrocinio per il premio letterario organizzat­o in città (il «Prunola»). Perché questa non si chiama libertà, ma foglia di fico.

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