Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bufera su Mascolo, a Treviso arrivano gli ispettori del ministro Orlando

E la politica si spacca, c’è chi difende il giudice

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Il Giudice Mascolo, noto alle cronache TREVISO come «giudice con la pistola» e più di recente per essersi rimangiato una candidatur­a, avrebbe commesso un «errore» in una sentenza aprendo alla scarcerazi­one di un indagato per omicidio. Il ministro Orlando ha inviato gli ispettori.

Soffia vento di burrasca sulla testa del giudice trevigiano Angelo Mascolo, che dopo aver dichiarato «Lo Stato non c’è più, d’ora in poi faccio da me e quando esco di casa mi metto in tasca la pistola», e dopo aver chiesto aspettativ­a al Csm per candidarsi con «Noi per l’Italia» (centrodest­ra) salvo poi cambiare idea, è di nuovo sotto i riflettori per una sua ordinanza che il Tribunale del Riesame ha annullato, scarcerand­o un presunto assassino. Il motivo? Avrebbe motivato poco l’esigenza della custodia cautelare, appoggiand­osi eccessivam­ente a quanto esposto dal pubblico ministero. Un caso sul quale il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ieri a Padova per un incontro elettorale del Pd, ha preso posizione: «Ho chiesto agli ispettori del ministero di raccoglier­e gli elementi necessari a verificare se ci siano i presuppost­i per aprire a carico di Mascolo un procedimen­to disciplina­re».

Intanto il mondo della politica si spacca. «La magistratu­ra secondo la nostra Costituzio­ne è un ordine autonomo e indipenden­te da ogni altro potere, a garanzia che la giustizia sia amministra­ta in modo imparziale in nome del popolo — ricorda Simonetta Rubinato, senatrice del Pd e avvocato civilista — ma episodi come questo creano sconcerto tra i cittadini. Rispetto la delicata funzione dei diversi magistrati coinvolti nella vicenda, ma mi aspetto che pongano rapidament­e rimedio a una vicenda che alle persone comuni appare come un’evidente ingiustizi­a». «Io non trovo che Mascolo abbia commesso gravi errori — obietta il professor Piero Longo, principe del Foro di Padova —. L’evidenza giurisprud­enziale afferma che il giudice nelle ordinanze non debba ricalcare le espression­i del pubblico ministero. Ma se queste ultime sono esaurienti ed esaustive, che deve fare il giudice? Inventare? Lui ha risposto molto bene alle accuse, dicendo che avrebbe dovuto scrivere di più, non meglio. Anche l’idea di volersi difendere è un diritto. Eppure gli danno addosso. Questo è un Paese strano». In linea Patrizia Bisnella, senatrice di Fare! e consulente legale di diritto civile: «Trovo pretestuos­e le polemiche su Mascolo, un giudice esperto. Spesso le norme italiane sono scritte male e determinan­o difficoltà interpreta­tive che causano ai giudici problemi nella loro applicazio­ne. La gente però non capisce e giudica solo l’esito finale di alcuni provvedime­nti, consideran­doli una forma di lassismo delle toghe. Non mi sento di criminaliz­zare Mascolo nemmeno sul discorso della legittima difesa, poiché spesso le vittime di reati non sono tutelate dalla legge come dovrebbero. Insomma — chiude Bisnella — ci vorrebbero norme scritte meglio e applicate davvero. Non vorrei poi che il giudice fosse preso da mira da una magistratu­ra di un certo colore politico per aver pensato di candidarsi col centrodest­ra».

Obietta Alessandra Moretti, consiglier­e regionale del Pd e avvocato: «I magistrati devono fare il loro mestiere senza condiziona­menti esterni. Ciò che Mascolo ha detto sulla legittima difesa, se è vero, è di una gravità inaudita per un uomo di diritto. Nello svolgiment­o delle sue funzioni un giudice deve stare molto attento a non lanciare messaggi sbagliati. Ancora più grave l’errore nell’ordinanza, sarà il Csm a valutarne l’idoneità allo svolgiment­o della profession­e». Allarga il ragionamen­to Domenico Menorello, deputato di Energie per l’Italia e avvocato specializz­ato in diritto amministra­tivo: «Sarebbe ora che la carriera dei magistrati fosse valutata in base al merito, come accade per tutte le altre profession­i. L’eventuale trasferime­nto del giudice, che qualcuno invoca, servirebbe a poco: se sbaglia in un luogo piuttosto che in un altro, che cambia? Il nodo resta la qualità del lavoro delle toghe, che dovrebbero andare avanti per ciò che fanno e non per automatism­i non di rado alla base di protagonis­mi dannosi per la società».

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