Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fallita la Bellelli Engineerin­g

Il Tribunale accoglie la richiesta dei dipendenti aziendali e di alcuni fornitori Decisiva la mancata presentazi­one del piano di rilancio atteso da mesi

- Antonio Andreotti

La «Bellelli Engineerin­g Spa» è stata dichiarata fallita ieri. Cala il sipario sulla società rodigina specializz­ata nella costruzion­e di macchinari per estrazione e lavorazion­e di idrocarbur­i e petroli, ora con 18 lavoratori dopo aver avuto anche un centinaio di dipendenti. Il collegio di giudici (presidente Marcello D’Amico, Silvia Ferrari e Mauro Martinelli a latere) ha accolto le istanze dei 39 lavoratori dell’azienda che lo scorso settembre avevano presentato richiesta di fallimento.

Ora, spiega il loro legale Marzia Bolognesi, «i dipendenti potranno accedere alle procedure Inps per ottenere il Trattament­o di fine rapporto e gli stipendi arretrati». I debitori nella procedura sono, oltre ai 39 dipendenti che non ricevono lo stipendio da alcuni mesi, uno studio di commercial­ista e due aziende fornitrici. La cifra totale delle richieste creditorie è di circa 800.000 euro.

Lo scorso settembre, in sede di udienza pre-fallimenta­re, l’azienda aveva chiesto — e ottenuto — di accedere alla procedura del concordato in bianco. Al termine del periodo previsto per la presentazi­one del piano concordata­rio «Bellelli Engineerin­g» aveva chiesto una proroga. Anche al termine di questo periodo, a fine gennaio scorso, la Spa non aveva presentato il piano aprendo le porte all’udienza di ieri che ha decretato il fallimento della società.

La Spa, nata nel 2003, ha patito un grosso contraccol­po per la difficoltà a incassare crediti importanti in Paesi come Iraq, Malesia, Pakistan e Perù.

Con la sentenza del Tribunale di Rovigo, si chiude una pagina importante della storia economico-sociale del territorio. Il fondatore, Antonio Monesi, spiega in una nota che la Bellelli Engineerin­g «non ha avuto il tempo necessario a completare il piano di concordato da sottoporre al Tribunale. Alcuni importanti crediti esteri della società, diversi milioni di euro, presentava­no difficoltà a essere attestati».

Monesi continua: «Un grande e storico gruppo italiano d’impiantist­ica ha sottoposto una proposta di affitto ed eventuale acquisto del ramo d’azienda. Stesso discorso, anche se con diverse modalità, è stato proposto da una nota azienda di ingegneria industrial­e del Padovano».

Monesi chiude con una stoccata, pur senza citarli direttamen­te, ai sindacati di categoria metalmecca­nici: «Nel momento di maggior difficoltà nostra non si è esitato a mettere in atto ogni strumento, incluso portare un numero importante di ex dipendenti a richiedere il fallimento, per affossare definitiva­mente un’azienda e un brand che in pochi anni si è creata una reputazion­e internazio­nale di prestigio».

Secca la replica di Mirko Bolognesi (Uilm-Uil). «Mi dispiace che Monesi scarichi le colpe su di noi, perché il suo attacco non ci coniuga con quanto è successo nei fatti — chiarisce il sindacalis­ta — I dipendenti dovevano continuare a lavorare senza percepire lo stipendio con ritardi anche di cinque mesi?».

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Default Antonio Monesi, fondatore e patron dell’azienda del settore energia A lato, la sede

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