Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’attivista esclusa ora va dal giudice «Tutto da rifare»
Il ricorso del medico padovano, oggi sentenza a Roma
Maria Elena Martinez, 40 anni, medico, depennata dalle parlamentarie. Oggi sarà davanti al giudice. «Rifare tutto».
Com’è quel detto? Piovere sul bagnato. Era del grande Pascoli: «Piove sul bagnato: lagrime su sangue, sangue su lagrime». Gli inglesi invece dicono: When it rains, it
pours. Cioè quando piove, diluvia. La sostanza è la stessa: le sfortune non vengono mai da sole. Ed è quello che adesso potrebbe attendere i Cinque stelle: nel bel mezzo della bufera sui finti rimborsi, oggi è prevista la prima sentenza di un giudice sul ricorso di una attivista esclusa dalle parlamentarie. Il caso è quello di Maria Elena Martinez, 40 anni, padovana, medico anestesista dello Iov (l’Istituto oncologico veneto), che a metà gennaio aveva avanzato la propria auto-candidatura attraverso la piattaforma Rousseau; ma poi si era vista depennare dalle liste (dice lei «senza motivo»). Il giudice che si esprimerà è quello ordinario di Roma, cui la Martinez si è rivolta su consiglio del proprio avvocato, Elisa Toffano, attraverso un ricorso d’urgenza (ex art. 700 per chi ne mastica).
Insomma, dottoressa, dopo la rabbia, il ricorso. Non l’ha proprio mandata giù...
«Per me non era un gioco. Certo, poi potevo non essere votata. Però così no, mi sono sentita colpita nel vivo». Addirittura?
«Sì. Dopo l’esclusione ho sentito Di Maio in televisione. A Porta a Porta. Sa come appellava
noi esclusi? In tutti i modi. “Sono stati messi fuori
gli odiatori seriali”, diceva. Ma le pare? Io odiatrice seriale? Io che ci ho messo la faccia con le mie battaglie sull’inquinamento a Piazzola sul Brenta e...». Sì, va bene...
«No, no...voglio che sia un giudice a ristabilire la verità. Dopo quella sera in televisione, sono andata dal mio avvocato e le ho detto: sia chiaro che io sono una persona onorabile». Ed è questo che vuole che il giudice le riconosca?
«Pretendo che sia messo nero su bianco che io avevo tutti i diritti ad essere ammessa alle parlamentarie. Il mio casellario giudiziale è pulito. Voglio che sia di pubblico dominio che non io ho nulla di cui vergognarmi». Solo questo?
«A me basterebbe, ma con il mio avvocato abbiamo chiesto anche che io sia reintegrata all’interno delle votazioni. Cioè, che siano annullate le parlamentarie».
Ma adesso? E come si fa? Le liste sono già state depositate...
«Dal punto di vista giuridico il mio avvocato dice che i termini ci sono tutti, ma certo sarà dura. La questione non è di piccolo conto. Se il giudice decidesse una cosa del genere, capisce che...». Sarebbe un caos.
«Io comunque chiedo l’annullamento solo per il mio territorio, Padova. E non mi illudo, sarà difficile. Ma il giudice può tutto». Non ci sono precedenti?
«In realtà no. C’è il caso di un escluso che ha fatto ricorso al tribunale di Cosenza, il quale però si è dichiarato incompetente. Per cui quella di domani (oggi, ndr) sarà la prima sentenza».
Che lei sappia ci sono altri attivisti veneti esclusi, che sono pronti ad andare dal giudice?
«No. Fare un ricorso di questo tipo costa 1500 euro. Quindi uno per potersi difendere deve avere una motivazione molto forte. E anche una certa disponibilità. E non sono molti...».
Dopo l’esclusione, qualcuno del Movimento l’ha contattata?
«No. Ho sentito la Bartelle e la Benedetti. Erano dispiaciute. Poi ho chiesto io spiegazioni a Brugnerotto e Endrizzi: mi hanno detto che non ne sapevano nulla». Cosa si augura?
«Personalmente avrò già vinto se il giudice dirà che non c’era alcun motivo ostativo alla mia esclusione. Chiedo solo che sia chiaro a tutti, pubblicamente, che io non faccio parte di quella congrega di persone che loro chiamano impresentabili».