Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pedemontana Nuova stroncatura dalla Corte dei Conti
Nuova e sonora bocciatura della Corte dei Conti e si tratta della Sezione centrale di controllo di Roma sulla Pedemontana nella terza relazione sulla superstrada. È sufficiente scorrere l’indice delle 45 pagine di strigliata collettiva per farsi un’idea.
Ci sono «rilievi» praticamente su tutto: caratteristiche generali dell’opera (pensata male e quindi costata di più), il commissariamento (non necessario visto che fu affidato a Silvano Vernizzi, dirigente della Regione, l’ente che aveva sollecitato la struttura commissariale definita inutilmente costosa dal giudice Antonio Mezzera nella relazione), progettazione (soggetta a un monitoraggio «modesto» praticamente da qualunque ente preposto, dal Dipartimento di Protezione civile su, fino ai Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e a quello dei Beni e Attività Culturali) e così via.
Per farla breve, non si salva proprio nessuno. Se il faro acceso dalla Corte dei Conti fosse reale, somiglierebbe a un occhio di bue, accecante per chi è sotto osservazione. La Regione guidata da Luca Zaia in primis. Regione, scrive nero su bianco Mezzara «esposta all’alea di un potenziale debito». Perché la stima dei pedaggi, seppur drasticamente ridotta nel Terzo atto aggiuntivo della convenzione, continua a non convincere. E, non a caso, l’ultima relazione dell’Anac di Raffaele Cantone è citata a ogni piè sospinto. Sub iudice restano le «clausole della convenzioni favorevoli alla parte privata» anche se, in questo caso, Mezzara riconosce: «Il nuovo atto convenzionale elimina molte delle clausole stigmatizzate dalla Corte». A preoccupare, naturalmente, è soprattutto l’incidenza sulle finanze pubbliche. Ed è pur vero che, a metà del suo «riassunto delle puntate precedenti», la Corte dei Conti, nel capitolo «Eventi recenti» si affida quasi integralmente alla relazione di Anac. Nel finale, però, tutta una serie di osservazioni, conferma che, arrivati a un punto di non ritorno nell’ultimo anno, non si sarebbe potuto far molto di più. Restano sul tavolo, però, capitoli non risolti come, ad esempio, il costo della viabilità complementare che farà lievitare il contributo pubblico pari a 914 milioni cioè il 40% dell’opera (per legge si può arrivare al 49%). Dopo il project bond dello scorso novembre, infine, si sarebbero sbloccate, oltre ai lavori veri e propri, anche le partite degli espropri. L’ultima bacchettata, fino ad ora inedita in sede di Corte dei Conti, è dedicata alla «Questione ambientale». Mezzera stigmatizza la sostanziale indifferenza del Ministero dell’Ambiente che avrebbe ignorato, a distanza di tre anni dall’approvazione del progetto definitivo, l’esistenza dello stesso affermando di essere ancora in attesa.
Cosa succede ora? Il 6 marzo prossimo è convocata l’«adunanza» di tutti i soggetti coinvolti, comuni, comitati, regione, ministeri. Ci sarà, però, anche la Bei, la Banca Europea per gli Investimenti. Una notizia che risulta curiosa visto che, a differenza di project bond come quello del Passante di Mestre, il bond per la Pedemontana non ha avuto alcuna garanzia della Bei.
«Dopo il mattone più importante, quello della relazione del Presidente Cantone scrive il CoVePA, Coordinamento veneto Pedemontana alternativa - siamo di fronte a una ulteriore bocciatura, stavolta della giunta Zaia. All’adunanza saremo in prima fila». E, però, dopo quaranta pagine di critiche, la Corte ammette che l’opera non può essere fermata.