Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bullismo all’Einaudi, arrivano i carabinieri
Un ragazzino vittima di una compagna è stato picchiato dal fidanzato di lei
La compagna di scuola lo prende in giro da diversi mesi, lui reagisce e inizia a insultarla via sms nella chat di classe, lei dice tutto al fidanzatino che va a renderle giustizia. È stato un lunedì mattina movimentato quello di ieri all’esterno dell’Istituto Einaudi di via delle Palme.
Verso le 7.45 un automobilista di passaggio ha notato un acceso diverbio tra due ragazzini e ha chiamato i carabinieri che sono intervenuti per dividere i contendenti. Dopo aver evitato che scoppiasse la rissa, è emersa una storia borderline tra il bullismo e l’esuberanza giovanile. Un 14enne che frequenta la prima all’Istituto tecnico, a qualche minuto dalla campanella, è stato avvicinato da un 16enne che frequenta l’Enaip. Il più vecchio è andato a cercare il più giovane, reo di aver mandato in chat un insulto alla compagna che è anche la fidanzata del 16enne. Alla vista dei militari il 14enne è scoppiato a piangere, minacciando di suicidarsi. Notato lo strano movimento sono usciti anche due professori per verificare cosa stesse accadendo.
Sembra che all’origine degli insulti via Whatsapp vi siano le continue prese in giro tra compagni di classe, con la ragazzina particolarmente incline a far emergere le difficoltà del coetaneo che alla fine è sbottato. «Non appena gli insegnanti hanno visto la pattuglia fuori da scuola sono intervenuti- spiega Amalia Mambella, dirigente scolastico dell’Einaudi - non so dire se si tratti di bullismo, ma in questo caso mi sembra più un litigio tra ragazzini. Non è stata una rissa, solo uno ha preso per il bavero l’altro. Noi abbiamo fatto subito una riunione interna per capire bene la dinamica di quanto accaduto. Ho parlato con i nostri alunni e si sono chiariti, scusandosi l’uno con l’altro. Per fortuna è la prima volta che vengono coinvolti studenti della mia scuola in una situazione simile. Chiameremo anche i genitori per capire bene come intervenire, ma l’importante è che entrambi abbiano capito di aver sbagliato».