Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Stupra l’assistente, manager a processo

Accusato un trevigiano. La vittima non ha denunciato prima per non perdere il posto

- Roberta Polese

Per due volte ha sopportato in silenzio e non ha denunciato il proprio capo per paura di perdere il lavoro, ma al terzo episodio ha preso coraggio, si è licenziata e ha denunciato per violenza sessuale il suo capo. Ora Marco Ricci, manager trevigiano di 33 anni, dovrà affrontare un processo. L’accusa è quella di aver in più occasioni palpeggiat­o la propria segretaria, fino a costringer­la a subire un rapporto orale nel chiuso dell’ascensore.

Uno stupro sul posto di lavoro, messo in atto da un manager di una società commercial­e nei confronti di un’impiegata con gesti gravi, pesanti e umilianti per la donna che ha dovuto subirli.

È un’accusa grave quella che il pubblico ministero Giorgio Falcone muove a Marco Ricci, trevigiano di 33 anni. A suo carico ieri si è aperto il processo davanti al tribunale collegiale di Padova. Ricci, difeso dall’avvocato Stefano Pietrobon del foro di Treviso, deve rispondere di violenza sessuale aggravata. Sono tre gli episodi riportati nella denuncia della giovane donna, che lavorava con Ricci in una società nella provincia di Padova. Il primo, stando al capo di imputazion­e, sarebbe avvenuto poco prima della metà di giugno 2016. L’uomo, stando a quanto la ragazza ha raccontato al procurator­e, l’avrebbe raggiunta alla sua scrivania e con un gesto rapido e le ha infilato la mano sotto la camicetta palpandole il seno. Un gesto rapido che l’ha turbata, ma sperava che lui avesse capito che lei non era interessat­a ad alcun tipo di relazione con lui, e ha lasciato correre quel primo fatto sperando che non accadesse più nulla. Ma si sbagliava. L’atto più grave è avvenuto qualche giorno dopo, ed è ben inciso nella memoria della giovane vittima. È lei stessa a raccontare i dettagli di quello che è avvenuto nella mattinata del 24 giugno di quell’anno. La giovane donna, la cui posizione è rappresent­ata dall’avvocato Marina Infantolin­o con cui si è costituita parte civile, ha raccontato che si trovava già in tensione per quanto accaduto qualche giorno prima e di non aver osato parlare perché quello che aveva davanti era un suo superiore e temeva che se avesse parlato lei avrebbe perso il posto. Per questo cercava di tenersi il più possibile lontano da lui, per evitare che si ripetesser­o altri gesti imbarazzan­ti o umilianti. Eppure quel giorno non aveva potuto evitare di ritrovarsi con lui in ascensore, da sola. Un’occasione che Ricci ha sfruttato a suo vantaggio con gesti deprecabil­i.

Quando si sono chiuse le porte lui, agendo con grande rapidità, le ha messo una mano dentro la camicetta e le avrebbe appoggiato le labbra sul seno. La donna si è subito ritratta ma l’ambiente piccolo e l’assenza di vie di fuga le avevano impedito di scappare. Nella foga lei aveva fatto cadere alcuni fogli che teneva in mano ed è stata costretta ad inchinarsi per raccoglier­li, a quel punto lui l’ha presa da dietro tenendole i fianchi mimando un atto sessuale e poi con forza l’ha presa per i capelli, l’ha fatta girare e l’ha costretta a subire un rapporto orale, visto che nel frattempo lui era riuscito ad abbassarsi i pantaloni. Fortunatam­ente le porte dell’ascensore si sono aperte e lei è riuscita ad andarsene, sconvolta per l’accaduto. A quel punto la convivenza sul posto di lavoro per la ragazza era diventata insopporta­bile, ma per ragioni anche economiche aveva dovuto resistere, fino all’ultimo atto di violenza compiuto il 29 luglio, quando lui le ha messo una mano tra le cosce e l’ha costretta a infilargli una mano dentro i pantaloni. La misura a quel punto era colma, la donna si è licenziata e ha sporto denuncia. Durante la fase istruttori­a sono stati sentiti i colleghi della donna, nonché colleghi del Ricci, e le loro versioni hanno convinto il magistrato che stava seguendo il fascicolo a chiedere il rinvio a giudizio del manager. La difesa ha scelto la via del dibattimen­to per dimostrare l’innocenza di Ricci. La ragazza, per contro, è pronta a dar battaglia. La prossima udienza è fissata per il 5 marzo.

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