Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Senatore di Fi La terza vita politica di Ferro

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Era da qualche tempo che Massimo Ferro scalpitava per tornare in campo. La prima volta, fu con la Democrazia Cristiana, dove svolse un cursus

honorum tipico della borghesia cattolica cittadina: prima sindaco di Caldiero, poi presidente della Camera di Commercio e dell’aeroporto Catullo nel corso degli anni Novanta. La seconda volta, è allo scoccare del nuovo millennio, quando viene eletto deputato con Forza Italia dal 2001 al 2006. Da allora si è dedicato quasi esclusivam­ente alle sue numerose attività imprendito­riali (soprattutt­o la società di investimen­ti Finairon e il Grand Hotel di corso Porta Nuova) e ha colleziona­to una lunga sfilza di incarichi nei consigli di amministra­zione di diversi istituti finanziari (come il Banco Popolare). Nel 2015 torna ufficialme­nte alla ribalta, con l’incarico di consiglier­e della Fondazione Arena. E l’anno scorso il suo nome corre di bocca in bocca come candidato sindaco del centrodest­ra. Quella partita la vince Federico Sboarina, ma per Ferro l’occasione giusta si presenta qualche mese dopo: Niccolò Ghedini vuole riportarlo in Parlamento, parte di una truppa di imprendito­ri con cui Berlusconi vuole cambiare il volto a Forza Italia. Sarà terzo al proporzion­ale al Senato, dietro lo stesso Ghedini e a Elisabetta Casellati, che saranno però eletti anche all’uninominal­e. L’approdo a Palazzo Madama dovrebbe essere quindi sicuro per Ferro, che ha passato gli ultimi mesi a combattere (e a sconfigger­e) un tumore, esperienza di cui ha parlato in un post su Facebook: «Ammalarsi è terribile, ma ti porta ad affrontare i tuoi dubbi più reconditi, le tue paure, ti obbliga a tirare fuori le palle». È un Ferro di nome e di fatto quello che si appresta ad iniziare la sua terza vita politica.

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