Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pd, la montagna da scalare L’avversario è la Lega ma c’è anche Zanonato

Dem, partita aperta solo in città: in pista l’ex assessore Verlato

- di Davide D’Attino

No match, direbbero PADOVA oltremanic­a. In base a tutti i sondaggi, pubblicati e non, la partita sembra già chiusa ancor prima di cominciare. Nel senso che il centrodest­ra, alle elezioni politiche di domenica prossima, pare destinato a fare man bassa di tutti i 28 collegi uninominal­i del Veneto. Compresi i 5 di Padova e provincia. Ce n’è però uno, di collegio, che potrebbe forse essere moderatame­nte contendibi­le. Ovvero quello della Camera che comprende la città e la cintura urbana.

Ed è proprio qui che il centrosini­stra a trazione Pd, costretto a guardarsi anche dalle insidie del M5S, ha deciso di puntare tutte (o quasi) le sue

fiches, nella speranza di ripetere l’«impresa» compiuta alle amministra­tive di otto mesi fa. Cioè quando il «tandem» formato da Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni, protagonis­ti di un’inedita alleanza trasversal­e, è riuscito a sconfigger­e (sia pure al ballottagg­io e con un distacco di «soli» 3.400 voti tondi) l’armata dell’ex sindaco leghista Massimo Bitonci.

Il «modello», insomma, è quello incarnato dai due primi inquilini di Palazzo Moroni e il candidato scelto dalla coalizione, che comprende anche Più Europa con Emma Bonino, i prodiani di Insieme e la Civica Popolare che fa capo al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, è il dem Fabio Verlato, primario di Angiologia all’ospedale Sant’Antonio di via Facciolati e già assessore comunale al Sociale dal 2010 al 2014 (quando al governo del Municipio c’erano prima Flavio Zanonato, ora passato con Liberi e Uguali, e poi il reggente Ivo Rossi) nonché primo portavoce dell’Ulivo all’ombra del Santo.

Sostenuto (più o meno apertament­e) sia da Giordani che da Lorenzoni, Verlato dovrà vedersela in particolar­e con Arianna Lazzarini, sindaco leghista di Pozzonovo, con l’imprendito­re grillino

Maurizio Motta, già responsabi­le della casa editrice Cedam, e con l’attivista di Coalizione Civica Annalisa Di Maso, portabandi­era di Liberi e Uguali. Ovvero il neonato movimento a sinistra del Pd che, correndo in solitaria e potendo contare sull’apporto di due big come il già citato Zanonato e il consiglier­e regionale Piero Ruzzante, pare pronto a sottrarre più di qualche consenso alla compagine di via Beato Pellegrino.

Negli altri 4 collegi uninominal­i padovani invece, a meno

d’improbabil­i sorprese, il centrosini­stra (dando di nuovo retta ai sondaggi, ufficiali e para amigos) sembra partire battuto. Sia nell’Alta che nella Bassa, sempre per quanto riguarda la Camera, la sfida si annuncia infatti tutta in salita per Anna Maria Zanetti, a lungo membro dell’ufficio stampa in Regione e oggi militante radicale con Più Europa, e per la deputata dem uscente Giulia Narduolo: la prima proverà a resistere alla «furia» leghista di Alberto

S te fan i, coordinato­re provincia ledei Giovani Padani; mentre l’altra si scontrerà con la forzista Lorena Milanato,a caccia del quinto mandato consecutiv­o da parlamenta­re.

Passando al Senato, la sostanza non cambia. Anzi, se possibile, peggiora. Dato che, nella circoscriz­ione della città e della Bassa, il segretario regionale del Pd (e sindaco di Noventa) Luigi Bisato dovrà fronteggia­re non solo un osso durissimo come il centrista

Antonio De Poli, in lizza per la quarta legislatur­a di fila, ma anche la concorrenz­a «interna» di Zanonato, candidato per Liberi e Uguali.

In quella dell’Alta e del Bassanese, invece, il senatore dem uscente Giorgio Santini si troverà davanti nientemeno che Niccolò Ghedini, «storico» avvocato del Cavaliere. Dall’esito (pressoché scontato) dell’uninominal­e, dipenderà evidenteme­nte la quota di parlamenta­ri eletti nel proporzion­ale, dove gli unici a nutrire speranza concrete, Liberi e Uguali permettend­o, paiono essere i deputati dem uscenti Alessandro Zan (renziano) e Vanessa Camani (orlandiana). Però, come si dice in questi casi, mai dire mai.

Tra una settimana, sapremo. E sarà già ora di bilanci. Soprattutt­o per i neosegreta­ri del Pd, Davide Tramarin e Vittorio Ivis.

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