Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Allarme della Cgia sulle delocalizzazioni Ma Donazzan avverte: «L’estero ci salva»
Lo studio dopo il dibattito creato dal caso Embraco
Elena Donazzan, assessore al Lavoro Non vanno confuse delocalizzazione e internazionalizzazione. La prima è lo spostamento di sede all’estero e in Veneto non abbiamo casi gravi. La seconda è il potenziamento dell’impresa in altri mercati, il che rafforza l’intera filiera
Per la Cgia di Mestre le imprese VENEZIA italiane che tendono a portare fuori confine le produzioni sono in crescita, tanto che le partecipazioni in sigle industriali all’estero sarebbero passate da 31.672 a 35.684 fra il 2009 e il 2015. Ma la Regione, attraverso l’assessore al lavoro, Elena Donazzan, raccomanda di non confondere la delocalizzazione con l’internazionalizzazione.
Il confronto si innesta sul dibattito acceso dal caso Embraco, la società brasiliana intenzionata a spostare in Slovacchia un insediamento produttivo di compressori per frigoriferi che si trova in Piemonte licenziando tutti i dipendenti. L’associazione artigiana mestrina sostiene di non poter conoscere «il numero di imprese che ha chiuso l’attività in Italia per trasferirsi all’estero. Tuttavia – sottolinea il responsabile dell’ufficio studi, Paolo Zabeo - siamo in grado di misurare con gradualità diverse gli investimenti delle aziende italiane nel capitale di imprese straniere ubicate all’estero. Un risultato, come dimostrano i dati che non sempre dà luogo ad effetti negativi per la nostra economia». Secondo lo studio, infatti, il fatturato delle imprese straniere a partecipazione italiana, nel periodo considerato, sarebbe aumentato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti del giro di affari di oltre 40 miliardi di euro. Sempre nel 2015, i ricavi delle imprese straniere controllate dalle nostre avrebbero toccato i 520,8 miliardi di euro. Ad investire oltreconfine paiono inoltre essere soprattutto le regioni del Nord, a cominciare dalla Lombardia (11.637 partecipazioni), seguita da Veneto (5.070), Emilia Romagna (4.989) e Piemonte (3.244).
«La forza delle nostre aziende è internazionalizzare – sottolinea comunque l’assessore veneto – e si internazionalizza per vendere di più, e per andare incontro ai clienti. Più una impresa lo fa, più è solida e più fa crescere l’intera filiera del proprio tessuto di appartenenza». Donazzan aggiunge anche che «nessuna tra le crisi aziendali che la Regione sta monitorando e gestendo attraverso l’Unità di crisi è determinata da scelte di delocalizzazione. Il problema più comune sta piuttosto in fragilità finanziaria ed in scelte di governance poco lungimiranti. La Regione, anzi, mette i propri strumenti, competenze e risorse, per accompagnare i processi di internazionalizzazione perché solo così il manifatturiero ed il terziario potranno reggere la concorrenza globale».