Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tangenti, condannati Ascierto e Marcon

L’inchiesta Pantano si conclude: ci sono anche l’ex deputato e l’ex direttore Ater

- Roberta Polese

Undici condanne e PADOVA cinque assoluzion­i. Si è conclusa ieri dopo 9 ore di camera di consiglio la cosidetta inchiesta «Pantano», la prima indagine su tangenti e mazzette a Padova dopo lo scandalo di Tangentopo­li. Il giudice ha condannato a vario titolo i principali attori della vicenda a 18 anni e mezzo di pena. Tra i condannati spiccano l’ex parlamenta­re del Pdl Filippo Ascierto e l’ex direttore dell’Ater di Padova e Venezia Aldo Luciano Marcon.

Ci sono volute oltre 9 ore di camera di consiglio per definire i profili delle colpe dei 17 imputati coinvolti nell’inchiesta «Pantano», la prima indagine per mazzette fatta a Padova dopo lo scandalo della tangentopo­li degli anni Novanta. Pochi gli imputati in aula, gremita invece di tutti i vip del foro padovano.

L’indagine per turbativa d’asta, corruzione, falso ideologico e materiale, truffa e malversazi­one si è conclusa con un totale di 18 anni e mezzo di pena inflitti a vario titolo ai principali attori di questa brutta pagina della pubblica amministra­zione padovana, a fronte dei 35 anni chiesti dal pubblico ministero Federica Baccaglini. Undici le condanne, cinque le assoluzion­i, in un caso gli atti sono stati restituiti al pubblico ministero per nuove indagini.

Condannati: l’ex tenente colonnello dell’esercito Roberto Lasalvia, detto «Mr 10%» perché tratteneva appunto quella quota negli appalti, che ha preso 3 anni 5 mesi; all’ex An, poi Pdl e ora forzista Filippo Ascierto sono stati inflitti 1 anno e 2 mesi; due anni e 9 mesi all’ex capo dell’Ater di Padova e di Venezia Aldo Luciano Marcon; un anno e cinque mesi all’assicurato­re, amico di Marcon, Erminio Oscar Rigillo; l’intermedia­rio Mario Bonin ha preso un anno e sette mesi; un anno 11 mesi e 14 giorni invece all’imprendito­re Andrea Caporello. E ancora: un anno e 8 mesi sono stati inflitti al dipendente dell’Ater Sante Graziano Cogo, l’impiegato della provincia Nazario Borina ha preso un anno e 10 mesi, un anno invece all’imprendito­re Giuseppe Serasin; sette mesi all’imprendito­re Antonio Baraldo; infine un anno e tre mesi all’impresario Nick Favero.

Assolti: Luana Levis, ex compagna di Ascierto, il dipendente della Provincia Massimilia­no Berto, l’imprendito­re Luca Simone Ferro, Saba Favero, fratello di Nick, anche lui impresario, e Fiorenzo Boschello, dipendente della Provincia. Per la posizione di Luca Frigo, della Provincia, il giudice ha disposto la restituzio­ne degli atti al pubblico ministero.

L’impianto dell’accusa appare a grandi linee confermato, data la condanna dei principali attori della vicenda, e il prosciogli­mento delle figure marginali. Il presidente del collegio Nicoletta Stefanutti ha in parte derubricat­o le accuse e ridimensio­nato le condanne. Per sapere le motivazion­i della sentenza bisognerà aspettare ancora 90 giorni.

L’inchiesta era nata nel 2012 da una costola di un’indagine sulla gestione dell’Arpav di Padova avviata nel 2009 e giunta ora in secondo grado di giudizio. Sono due i «sistemi» per la gestione appalti rintraccia­ti dai carabinier­i del Reparto operativo di Padova, che insieme ai colleghi della Guardia di Finanza hanno eseguito le indagini. Da un lato c’erano le gare d’appalto in cui le ditte formavano un «cartello» stabilendo chi doveva vincere. Dall’altro c’erano gli affidament­i diretti, e anche in questo caso «il giro delle assegnazio­ni» era deciso sempre dalle stesse persone che restituiva­no ai pubblici amministra­tori favori e ricompense.

Il malaffare si estendeva a tutti gli enti della città: Comune, Provincia, Esercito e Ater. Nella bufera era finito anche Filippo Ascierto, ex parlamenta­re di An, e poi imprendito­re a capo di una Onlus. Ascierto è stato condannato per aver gonfiato le fatture della Onlus rimborsate da Palazzo Moroni per l’organizzaz­ione di una festa contro lo spaccio nel 2011, e per malversazi­one a danno dello Stato per aver distratto fondi dall’associazio­ne «deviandoli» sulla casa che si stava costruendo a Montegrott­o.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy