Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cortina, arriva Paolini a «Una Montagna di Libri»
L’attore porta «Numero Primo» a «Una Montagna di Libri» Una pièce tra tecnologia, divulgazione scientifica, magia del paesaggio e della vita del bosco, tra le Dolomiti e Venezia
Nella sua duplice forma di
libro e di spettacolo Le avventure di Numero Primo di Marco Paolini e Gianfranco Bettin arriva a Cortina d’Ampezzo (Belluno) come evento di spicco del Festival «Una Montagna di Libri», sabato 10 marzo all’Alexander Girardi Hall di Cortina (ore 18). Biglietti ancora disponibili in vendita su www.boxofficelive.it.
Sono nati in parallelo, romanzo e pièce (lo spettacolo con immagini e scenografia di Antonio Panzuto e musiche di Stefano Nanni), a partire dall’autunno del 2015 quando Marco Paolini ha proposto al pubblico i suoi primi studi, una sorta di canovaccio su cui lavorare nei mesi a venire.
Paolini, i suoi spettacoli sono sempre, almeno in una prima fase, un work in progress, in continua evoluzione
«Diciamo che amo riflettere a voce alta e avere un rapporto osmotico col pubblico. Nel 2015 presentavo i primi vagiti di una nuova creatura, un ragionamento in gestazione, pieno di fermenti destinati a far lievitare una materia ancora informe. Ci ho lavorato per due anni in fasi successive fino alla scorsa primavera quando la storia ha raggiunto una fisionomia per me soddisfacente» Il romanzo come è nato?
«Sotto la spinta della materia stessa del racconto. Le riflessioni sull’incidenza della tecnologia nella nostra società e in prospettiva nel nostro futuro si sono rivelate così complesse da richiedere una forma scritta che consentisse una maggiore densità espressiva: sulla pagina puoi mantenere una complessità narrativa e un numero di personaggi maggiore di quanto tu non possa fare a voce».
Quindi è stata forte l’interazione tra racconto teatrale e romanzo?
«D’intesa con Bettin, il romanzo è concepito come una sceneggiatura destinata a uno spettacolo più snello nei contenuti ma arricchito di elementi scenici e giocato su diversi linguaggi teatrali. Penso che ora abbia raggiunto la completezza della sintassi teatrale. Per esempio, ho cambiato elementi del finale rendendolo più tecnologico».
«Numero Primo» è un racconto fantastico di un fatto concreto come la tecnologia?
«Quello che propongo non è fantascienza, ma una forma di divulgazione scientifica, sebbene in certi momenti ci sia una sospensione del principio di realtà. È uno spartito dove reale e surreale si mescolano e si alternano. La tecnologia riesce a incantarci: per certi aspetti è affine alla magia e ne rimaniamo soggiogati».
In futuro saremo dunque succubi della tecnologia?
«Mi auguro di no. “Numero primo” è scritto come speranza. Ma non si possono fare previsioni: il domani non è l’aggiornamento dell’oggi. Siamo noi a decidere il margine culturale, i confini dentro i quali si deve muovere il mercato. Una strada la puoi tracciare, ma occorre farlo tutti insieme: se ci muoviamo da soli, siamo disarmati. Col mio spettacolo miro a stanare risorse positive, per esempio tra i giovani ingegneri».
Nel suo racconto non c’è solo la tecnologia ma anche la natura
«La natura è protagonista al fianco di “Numero Primo”, lo strano bambino, che irrompe nella vita di Ettore, fotoreporter di guerra sessantenne che si ritrova a fargli da padre. Portare lo spettacolo a Cortina è per me una gioia. La storia è ambientata nei nostri luoghi ed è imperniata su due poli: le Dolomiti e Venezia. Il Sorapiss, Monte Pelmo, l’Antelao, sono parte integrante della storia che racconto».
Nel nome di Rigoni Stern Scrittore e uomo eccezionale, parlava del bosco con semplicità disarmante Obiettivi e messaggi Con questo show miro a stanare risorse positive, ad esempio tra i giovani ingegneri
Che relazione c’è tra Numero Primo e la natura?
«Numero Primo ha un rapporto forte e genuino col mondo biologico, di stupore e di interazione: condivide la sua vita con gli animali, formiche, vipere, orsi, civette. Li capisce; arriva a scoprire che gli oltre 3000 richiami della civetta maschio in una sola notte esprimono un bisogno: voglio una donna, voglio una donna, voglio una donna… Nel disegnare “Numero Primo” ho avuto nel cuore il ricordo di Mario Rigoni Stern. Era scrittore e uomo eccezionale. Parlava del bosco con incantato stupore; era di una semplicità disarmante, mai “sapientin” nella sua grandezza».