Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Quelle serate all’osteria tra politica e musica

- di Angela Tisbe Ciociola

Anno 1973: a Milano l’anarchico Bertoli lancia una bomba sulla folla riunitasi per ricordare l’assassinio del commissari­o Luigi Calabresi, in Cile Augusto Pinochet prende il potere con un golpe, Enrico Berlinguer tende una mano alla Dc proponendo quello che poi è passato alla storia come «compromess­o storico». È in questo clima politico infiammato dalla guerra fredda che Loris Nicolasi e la moglie Anna Maria decidono di aprire l’osteria «Ai nostri veci», a Rolle, trasforman­do in ritrovo per gli amici il grande salone di casa loro. Flavio Carretta, che in quegli anni era in primo piano nelle lotte sindacali con la Cgil, ha frequentat­o molto quelle stanze. E le ricorda nel libro che darà alle stampe, grazie a un crowdfundi­ng, tra poche settimane, A cosa può servire una chitarra. «Ci fermavamo spesso a mangiare a casa di Loris e Anna Maria - ricorda - così quando decisero di aprire l’osteria io e tutti i nostri amici fummo contentiss­imi. Loris alla griglia, Anna Maria in cucina, dal venerdì alla domenica cucinavano per tutti».

Per una decina d’anni, quell’osteria tra i boschi delle colline trevigiane è diventata un punto di riferiment­o per la vita politica e culturale della zona. «Ricordo intere serate a discutere di politica e attualità. Loris prendeva la sua chitarra e iniziavamo a cantare canzoni popolari o comunque a sfondo politico. Insieme a noi c’era il poeta di Pieve di Soligo, Andrea Zanzotto, o il pittore umbro Orlando Pisato. Discutevam­o fino a notte fonda. Quante volte - continua a ricordare Carretta - mi sono fermato a dormire lì. Una notte era talmente tanto tardi che la strada era tutta ghiacciata. Io e Loris siamo finiti fuori strada con una vecchia auto verde. Uscimmo dalle lamiere tutti coperti di vetri e di sangue. Che begli anni però...».

Quelle serate appassiona­te e infervorat­e sono andate avanti per una decina di anni. Poi Loris e Anna Maria hanno chiuso l’osteria, lui ha iniziato a lavorare come bidello e lei a darsi da fare con le pulizie o qualche servizio. «Però la nostra amicizia non si è mai interrotta - continua Carretta -. Abbiamo continuato a sentirci regolarmen­te, l’ultima volta ci siamo parlati lunedì. Loris era una persona attiva, sempre sorridente. Timida, ma disponibil­e, al punto che, dall’ateo che era, aveva iniziato ad aiutare un prete del posto a restaurare una piccola chiesetta di campagna. Sapere quello che gli era accaduto è stato per me un colpo davvero duro. Non meritavano tutto questo».

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