Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Gli abiti, i due corpi e quel buco di tre ore Così ha agito il killer

- A.Pri. M.Cit.

CISON DI VALMARINO (TREVISO) C’è un mazzolino di tulipani gialli, che è un modo come un altro per dire addio a chi non c’è più. Poco distante, due teli verdi stesi dai carabinier­i sul cortile di una casa in ristruttur­azione. I corpi di Annamaria Niola e di suo marito Loris Nicolasi erano lì sotto, martoriati. Ed è proprio dall’analisi di quei poveri resti che parte il lavoro degli investigat­ori chiamati a ricostruir­e la dinamica di un duplice omicidio per ora senza colpevole.

La casa è un rustico vecchio di secoli, alto e con le pareti spesse, quasi una torretta di sassi su due piani. Venendo da Cison di Valmarino e risalendo lungo via Marzolle, lo si scorge sulla sinistra. Pochi metri più avanti, dalla salita spunta invece la villetta in cui abitavano i due coniugi e la figlia Katiuscia. Era stata quest’ultima a insistere con i genitori perché non abbattesse­ro l’antico rudere. «Lo stava ristruttur­ando con l’aiuto del papà, diceva che un giorno sarebbe andata a viverci», raccontano in paese.

Il corpo di Annamaria era steso a terra, dalla parte del cortile che dà sulla strada. Indossava il giubbotto e le scarpe, e probabilme­nte era uscita di casa per dare da mangiare alle galline. Il marito, invece, era sul lato opposto della torretta, in fondo a un piccolo pendio: in ciabatte e a torso nudo. Entrambi uccisi a coltellate, ma il killer ha colpito Loris Nicolasi anche con un tondino da cantiere, probabilme­nte rimediato proprio tra il materiale usato per la ristruttur­azione.

A questo si aggiungono altre due circostanz­e. La prima è che la figlia sarebbe andata al lavoro intorno alle 5 del mattino. L’altra è la testimonia­nza della fornaia del paese, che ha suonato il campanello alle 10.30 per consegnare il pane ai coniugi. «Ma nessuno mi ha aperto», ha spiegato.

Quindi gli omicidi sono avvenuti in quelle 5 ore e mezza. L’arco temporale può essere ridotto, consideran­do che il sole sorge alle 7 ed è difficile pensare che Annamaria sia uscita al buio. Resta quindi un buco di tre ore e mezza.

La tempistica, la posizione dei corpi, l’abbigliame­nto, suggerisco­no due possibili dinamiche. Quella che gli investigat­ori ritengono la più probabile, è che la donna sia stata aggredita per prima, quando già si trovava all’esterno, con diversi colpi di pugnale. A quel punto Nicolasi, magari richiamato dalle grida, sarebbe corso fuori casa per soccorrere la moglie e poi, alla vista dell’assassino (o degli assassini) ha tentato la fuga verso il retro della torretta, dove è stato raggiunto e colpito con la sbarra di metallo e poi con il coltello. Infine è rotolato per qualche metro nel pendio che costeggia la casa.

L’altra ipotesi è che siano stati gli stessi coniugi a far entrare in casa il loro assassino (non ci sono segni di effrazione) e che, mentre Nicolasi parlava con lui, la moglie sia uscita in cortile. Rimasti soli, tra i due uomini sarebbe sorta una lite violenta, al punto da spingere il 72enne a fuggire all’esterno inseguito dall’aggressore che, raggiunti i due anziani, li ha uccisi.

A prescinder­e dalla dinamica, gli inquirenti sono convinti che solo a quel punto il killer sarebbe tornato in casa per rovistare in ogni stanza. Dai primi controlli, pare non sia sparito nulla. E qui si apre un altro mistero. Forse la sua era solo una messinscen­a per simulare un delitto maturato nell’ambito di una rapina finita male. Oppure cercava qualcosa. Ma che cosa? E - soprattutt­o - l’assassino ha trovato ciò che voleva? Altrimenti il movente che ha innescato la mattanza, è ancora nascosto tra le stanze di quella casa.

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