Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ripa di Meana e quella presidenza del Dissenso
La Biennale del Dissenso a Venezia è stata una pagina importante nella vita di Carlo Ripa di Meana, morto ieri a 89 anni, due mesi dopo aver detto addio alla moglie Marina. Dal 1974 al 1979 è stato lui a guidare la Biennale uscita irriconoscibile dal vento della contestazione studentesca. L’anno prima del suo arr ivo a Venezia, nel 1973, viene approvato il nuovo Statuto che chiude definitivamente qualunque genealogia col fascismo. Ripa di Meana spariglia le carte. Non più le classiche esposizioni ma vere e proprie manifestazioni civili attorno ai temi che scuotono il mondo. Nel ‘74 dedica la Biennale al Cile, dove qualche mese prima si era installato il sanguinoso regime di Pinochet. Nel ‘77 rivolge lo sguardo a Est e riesce a strappare, tra mille difficoltà, la Biennale del dissenso. Una decisione che mette in ansia le diplomazie di un mondo diviso dalla guerra fredda. E’ tutta sua la sfida diretta al regime sovietico in nome della libertà dell’arte e della cultura.
«Carlo Ripa di Meana è stato un vero protagonista con programmi e gesti fuori dall’ordinario – ricorda Paolo Baratta, esprimendo il suo cordoglio - . Tutti gesti che coinvolgono l’opinione pubblica e orientati a indurre, e se necessario a provocare, discussioni e dibattiti su temi importanti, tra i quali, in particolare, la libertà». Per Cesare De Michelis, «è scomparso un uomo dai sentimenti generosi, capaci di lanciare sfide intelligenti, che non procedeva per progetti ma per passioni».
A lui, continua l’editore veneziano, «la Biennale deve la sua capacità di non essersi chiusa nel provincialismo, ma diventata centro del dibattito internazionale. Non so se sarebbe sopravvissuta alla sua energia a decostruire tutto, ma di certo in quel momento era vitale farlo». La Biennale del dissenso è riassunta in quel super 8 amatoriale, ora custodito all’Asac, che il Nobel per la fisica Andrei Sacharov registra e fa recapitare dalla sua casa, dove è costretto agli arresti domiciliari. Molti anni dopo Ripa di Meana dirà di ricordare i fogli cuciti nelle fodere dei cappotti e «le diavolerie per far girare poesie e pensieri». «Tutti noi gli dobbiamo molto perché quel gesto coraggioso ha fatto la Storia», ricorda Luana Zanella.