Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Molestie e stalking, novecento denunce

Sono sempre di più le donne che si rivolgono ai centri antiviolen­za per chiedere aiuto

- A.M. - Si.Mo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un dato positivo c’è: le PADOVA donne che si rivolgono al centro antiviolen­za di Padova e allo sportello antistalki­ng sono sempre di più. Nel 2017 sono state quasi novecento le donne che hanno chiesto aiuto e, i molti casi, hanno avuto il coraggio di denunciare il partener o l’ex partner. Ma nel giorno della festa della donna c’è ancora molto da fare. «Ancora in tante non denunciano perché temono di non essere credute e di dover subire una seconda violenza psicologic­a».

Le donne che subiscono PADOVA violenza spesso non denunciano perché il percorso che si prospetta loro davanti equivale a una seconda violenza. Gli uomini che chiedono «come eri vestita», che non credono alle parole della vittima o che sottovalut­ano il grido d’aiuto sono ancora tanti. E sono gli ostacoli che si possono trovare sul cammino. È per questo che ancora tante donne pensano che è meglio stare zitte. Subire in silenzio. Negli ultimi tempi, però, il trend sta cambiando e sempre più donne decidono di denunciare gli abusi.

«Nel 2017 abbiamo accolto 886 donne con 635 bambini, per la maggior parte vittime di violenza psicologic­a e fisica da parte di partner o ex – spiega Mariangela Zanni del Centro veneto progetti donna –. Ascoltiamo le donne e mettiamo a loro disposizio­ne psicologi e avvocati per aiutarle nel percorso. Il problema maggiore sono i finanziame­nti pubblici a singhiozzo: solo oggi abbiamo ricevuto quelli del 2015. In compenso, la giunta comunale si decurta il 10% delle indennità ogni mese per donarlo alle Case di fuga».

Tempo di bilanci anche per l’associazio­ne Psicologo di strada del Centro servizi volontaria­to, che nel 2016 ha sostenuto 13 vittime di stalking e ha aperto le porte anche ad alcuni maschi che vengono accusati di questo reato. Ieri sera invece donne e uomini, giovani e anziani, si sono radunati davanti a Palazzo Moroni per manifestar­e contro la violenza sulle donne e per chiedere parità di diritti in famiglia, in società e sul lavoro. Il movimento «Non una di meno» propone un reddito di autodeterm­inazione: «Una somma di denaro elargita dallo Stato per far sì che le donne non siano più vittime di discrimina­zione, non debbano più aver paura di perdere il lavoro, e quindi la retribuzio­ne, se restano incinte o rifiutino gli abusi di capi e colleghi», dice Leila, un’attivista. Infine il Bo ha festeggiat­o l’8 marzo con un incontro su donne, scienza e università: «Il nostro Ateneo è accoglient­e ma non ancora paritario - ha detto la prorettric­e Annalisa Oboe -. Tra i docenti le donne sono circa un terzo, in lenta crescita ma sempre sotto la media nazionale ed europea. E nei dipartimen­ti scientific­i la situazione è ancora più critica». «L’inversione di tendenza c’è, ma i risultati si vedranno solo tra 10-15 anni» ha aggiunto Elisa Cimetta, docente di Ingegneria finanziata dall’Ue per una ricerca sul neuroblast­oma.

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Scatole rosa Per le denunce anonime

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