Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Poliziotto in malattia, faceva le pizze

Agente penitenzia­rio del Due Palazzi denunciato: rischia la sospension­e dal corpo

- Polese

Ha quarant’anni, lavora al carcere Due Palazzi come agente penitenzia­rio e, da un bel po’, risultava spessissim­o assente per malattia. Evidenteme­nte godeva di certificat­i medici alquanto compiacent­i, perché, dopo la segnalazio­ne, i poliziotti incaricati di verificare il caso dalla procura di Padova lo hanno sorpreso mentre lavorava al locale della moglie, in via d’Alemagna: faceva le pizze nella pizzeria, appunto. Ora rischia la sospension­e.

Le indagini sul carcere di Padova avviate quattro anni fa si sono rivelate un vaso di Pandora dal quale continua ad emergere uno spaccato non proprio edificante del regime di detenzione padovano.

Dopo la scoperta di droga telefonini e altri favori al Due Palazzi, dopo lo scandalo dei medici che concedevan­o permessi di malattia fasulli alle guardie penitenzia­rie, ora si scopre anche che c’è qualcuno che si faceva dare il certificat­o per malattia e invece di starsene a casa ammalato andava nella pizzeria della moglie per aiutarla.

Si tratta di un 40enne che è stato denunciato: qualche giorno fa gli agenti incaricati dalla procura lo hanno trovato al lavoro dietro al banco della pizza e hanno perquisito l’intero locale in via d’Alemagna, a Padova. L’uomo ora subirà anche un procedimen­to interno che potrebbe portare anche alla sospension­e dal corpo di polizia penitenzia­ria.

L’indagine è stata fatta dalla procura di Padova: il pubblico ministero Sergio Dini ha infatti incaricato la sezione di polizia giudiziari­a di fare accertamen­ti su un agente di polizia che aveva all’attivo un numero esorbitant­e di giorni di malattia. Che lo stare a stretto contatto con delinquent­i di tutti i tipi sia stressante è fuor di dubbio, ma cento di giorni di malattia accumulati in pochissimo tempo hanno lo stesso significat­o di una resa incondizio­nata, tanto che quelle continue assenze hanno cominciato a destare più di un sospetto tra i dirigenti della casa circondari­ale.

La cosa ha provocato anche non poca tensione tra le stesse guardie che già soffrono per essere un numero esiguo rispetto alle esigenze del lavoro, problema che i sindacati di polizia non mancano di sollevare rimanendo pressoché inascoltat­i da anni ormai. La situazione è così difficile che un’assenza quasi quotidiana non può che pesare. Così quando i dirigenti della casa circondari­ale si sono accorti che c’era un agente che stava a casa un giorno su tre hanno deciso di prendere provvedime­nti.

La segnalazio­ne è giunta in procura e si è proceduto con gli accertamen­ti. Il filone principale dell’inchiesta che riguarda medici e agenti di polizia del carcere che hanno abusato dei certificat­i di malattia concessi illecitame­nte, ha portato qualche settimana fa alla condanna di un medico e al rinvio a giudizio di altri due profession­isti e di un secondino. L’inchiesta era una costola di quella sui continui passaggi di telefonini e droga ritrovati nel 2013 in carcere a Padova.

Ma a dare il via all’inchiesta sui falsi certificat­i è stata un’intercetta­zione telefonica in cui i due protagonis­ti si davano consigli a vicenda in merito a chi rivolgersi per avere qualche giorno di malattia. In un caso, eclatante riguarda i 75 certificat­i emessi sempre per la stessa persona che un giorno diceva di avere mal di testa, un giorno mal di gola, e un altro ancora mal di pancia. Troppi disturbi per non destare un unico, giustifica­to, sospetto.

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