Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sale comunali vietate ai neo-fascisti

Padova, via libera in giunta. Critiche dall’opposizion­e: «Un favore alla sinistra»

- D’Attino

Il sindaco Sergio Giordani è stato di parola. «Dopo le elezioni politiche», aveva detto in Consiglio comunale, rispondend­o a un’interrogaz­ione della consiglier­a di maggioranz­a Daniela Ruffini, esponente di Rifondazio­ne comunista eletta con Coalizione civica, «darò semaforo verde alla delibera» che, in sostanza, introduce il divieto di utilizzo delle sale comunali per i movimenti neo-fascisti. Così è stato: ieri l’ok in giunta. Protesta di Libero Arbitrio.

L’aveva promesso tre settimane fa, di fronte al parlamenti­no di Palazzo Moroni, rispondend­o positivame­nte alla sollecitaz­ione della consiglier­a di maggioranz­a Daniela Ruffini, esponente di Rifondazio­ne Comunista eletta con Coalizione Civica. E ieri, in concreto, ha deciso di mantenere la parola data. Il sindaco Sergio Giordani ha fatto approvare in giunta una delibera che, al pari di quanto già avviene in molte altre città italiane, introduce sostanzial­mente il divieto di utilizzare le sale comunali per i movimenti politici neofascist­i. Ovvero, per intenderci, Forza Nuova e CasaPound, già pronti a ricorrere al Tar.

A livello pratico, nel regolament­o che disciplina appunto l’uso dei locali di competenza del Municipio, sono state introdotte due precise specifiche. «Non potranno essere rilasciate concession­i di spazi pubblici per lo svolgiment­o di conferenze, incontri e manifestaz­ioni – si legge nella prima – a organizzaz­ioni e associazio­ni che direttamen­te si richiamano all’ideologia, ai linguaggi e ai rituali fascisti, alla sua simbologia e alla discrimina­zione razziale, etnica, religiosa o sessuale o per ragioni di lingua o di opinioni politiche o per condizioni personali e sociali».

Nell’altra puntualizz­azione, invece, si stabilisce che «le domande per la concession­e di spazi pubblici dovranno contenere specifica dichiarazi­one con la quale il richiedent­e attesta di essere a conoscenza e di impegnarsi a rispettare e a far rispettare: la XII disposizio­ne transitori­a e finale della Costituzio­ne, secondo la quale “è vietata la riorganizz­azione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista”; l’articolo 3 della Costituzio­ne (“Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge, senza distinzion­i di razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali»); e la legge numero 645 del 20 giugno 1952». Quest’ultima, come si ricorderà, è la cosiddetta Legge Scelba che, prendendo il nome dall’allora ministro dell’Interno democristi­ano Mario Scelba, sanziona penalmente «chiunque promuove o organizza sotto qualsiasi forma la ricostituz­ione del disciolto partito fascista».

Gli uffici di Palazzo Moroni, nello scrivere la delibera, hanno in particolar­e preso spunto dai testi già in vigore a Brescia e a Cadoneghe, il primo Comune del Padovano (guidato dal Pd Michele Schiavo) ad adottare un provvedime­nto del genere. «Avevo garantito che avrei preso concretame­nte questa decisione subito dopo le elezioni politiche – ricorda il sindaco Giordani – E così ho fatto, dando sempliceme­nte ulteriore sostanza a quello che dice la nostra Costituzio­ne, sulla quale ho giurato nel momento in cui ho assunto l’incarico di primo cittadino. A me non piacciono gli estremisti e tantomeno la violenza – sottolinea poi il sindaco – E, in questo senso, non mancherò di prendere le distanze da chiunque verrà meno ai valori fondanti della nostra comunità».

Una misura, quella stabilita dalla giunta, che fa sorridere la consiglier­a d’opposizion­e Elena Cappellini, esponente di Libero Arbitrio: «Si tratta unicamente di un’iniziativa strumental­e, presa da Giordani soltanto per dare un contentino alla frangia più a sinistra della sua maggioranz­a. Inoltre – evidenzia l’ex bitonciana, oggi vicina a Fratelli d’Italia – non mi risulta che il sindaco abbia condannato la gazzarra sediziosa con cui, un mese fa, gli attivisti dei centri sociali hanno interrotto un incontro in memoria delle vittime delle foibe nella Sala Nassiriya di piazza Capitaniat­o».

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Il ricorso Il saluto romano dei militanti di Forza Nuova durante una sfilata a Roma. Il partito ricorrerà al Tar

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